Liberi di volare

Da Fishcanfly @marcodecave

Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante – L. Battisti

Quando da piccolo ho imparato il mito di Icaro, la morale trasmessa era più o meno questa: considerate sempre i vostri limiti e in base a quelli stimate le vostre possibilità, abbiatene rispetto. Una morale che invitava alla morigeratezza della propria vita.

Poi si cresce, arriva l’adolescenza e si comincia a fare i conti con il più indisciplinato dei concetti: la libertà. Essa ci si presenta nella sua forma più pura e vera, quella della “ribellione”. La libertà non può che nascere che da una ribellione. Una ribellione di un popolo come di un singolo, una sfida al sistema politico come agli schemi quotidiani della propria vita.

La libertà ha la forma di un bellissimo sogno che ha la capacità di non morire mai: finché conserviamo un sogno di libertà, siamo vivi. Altrimenti siamo solo grigie pedine silenziose che svolgono il proprio ruolo all’interno di una scacchiera dalle potenzialità apparentemente infinite.

E allora si vede il mondo con occhi nuovi, perché in questo consiste (anche) la libertà: nel coraggio di una nuova visione delle cose, di una revisione, lì dove si dimostri necessaria.

E allora il mito di Icaro mi è apparso in tutta la sua meravigliosa natura più profonda, in tutta la sua Bellezza.

Dedalo, per chi non ricordasse una delle versioni del mito, costruì su ordine di Minosse il labirinto destinato a ospitare il minotauro. Minosse, temendo che Dedalo potesse svelare il trucco del labirinto, conoscendone l’uscita, decise di rinchiudervi padre e figlio.

Dedalo progettò delle ali di cera per fuggire dal labirinto e raccomandò al figlio (Icaro) di non volare troppo vicino al sole, altrimenti le ali si sarebbero sciolte e lui sarebbe caduto. Ma Icaro, preso dalla foga del volo, non ascoltò il padre, si avvicinò al sole, le ali si sciolsero e lui cadde, mentre Dedalo arrivò sano e salvo in Sicilia.

Di tutto questo mito ad essere ricordato, inconsciamente, non è Dedalo, cui pure si dovrebbe riconoscere il merito e il genio dell’inventore, ma Icaro. Non diciamo mai “il volo di Dedalo”, ma “il volo di Icaro”, quale che sia la morale.

Icaro, Matisse

Non ricordiamo chi “si salva”, ma chi ha rischiato, ed è morto.

All’eroe, a colui che ha osato, si volgono i nostri occhi, colpiti anch’essi dai riflessi di quel sole che ha inghiottito il desiderio più grande di Icaro: essere al di sopra delle proprie possibilità, al di là dei limiti impostigli.

Finché vi imporrete quei limiti, sarete anche ricordati come severi e morigerati, come buoni padri, come esempi da seguire, come modello di serio e onesto lavoratore. Chi bruca nel proprio recinto, morirà nel proprio recinto. Se vi è tanto cara la terra nella quale pascolate, siete liberi di farvi seppellire in essa.

Tanto siamo tutti destinati a morire.

Ecco perché penso valga la pena inseguire il proprio sogno, il proprio desiderio. Quelle ali di cera che portate sono l’illusione della libertà. La vera libertà consiste nello sbarazzarsene!

Allora siete liberi? O volete continuare ad essere schiavi delle vostre sicurezze, delle vostre certezze praecarie?

Io ho scelto di stare dalla parte di Icaro. Non mi interessa morire. Io voglio vedere il sole, voglio volere volare.



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