Mai
parola più bella – LIBERTà – fu tanto
abusata. Violentata dal degrado etico e morale di questa miserabile propaganda.
Se ne è perso il senso stesso, insegnando molte cose sul significato della
parola Libertà, nessuna delle quali capace di conservarne il valore. Libertà cammina
al fianco del rispetto, vanno di pari passo. Il rispetto di sé stessi, delle
regole, dell’altrui conduce alla Libertà. Non è essa quella parola vergognosa
usata per denominare un partito politico, che per libertà intende quella di
poter fare “un po’ come cazzo gli pare”; liberi di delinquere, liberi di
depredare le casse dello stato, di uccidere la democrazia. Libertà è altro.
E
calpestando la Libertà, siamo arrivati fino al suo uso ancor più spregevole che
va a sostituire l’ennesimo abuso contro i lavoratori, a favore di un padronato
sempre più libero – esso sì – di fare quel che è meglio per il proprio
interesse e per il proprio capitale.
“Indesit,
scatta la messa in libertà per i lavoratori di Fabriano” titola Repubblica, senza vergogna alcuna. L’oltraggio
che si aggiunge all’oltraggio dei LICENZIAMENTI per ritorsione, in seguito ai
doverosi scioperi indetti il giorno dopo dell’annuncio – nemmeno troppo velato –
dell’ennesima delocalizzazione dell’industria, parte in Turchia e parte in
Polonia.
500
persone, 500 famiglie messe in libertà. Potranno scegliere come morire senza
che Giovanardi se ne dispiaccia, o che la Chiesa li condanni, o che le anime
pietose di questo paese insensato facciano troppo caso a loro.
Le
parole sono importanti, ma in pochi ormai ci fermiamo a riflettere sull’uso
criminale che la propaganda ne fa. Anzi, si uccide quel poco che resta della
scuola e della cultura, in modo che sempre più persone, siano disposte a
correggere il loro lessico e annientare ogni forma di pensiero LIBERO e
indipendente, così che tutto questo abominio, domani, sia prassi accettata,
condivisa, e sia sottomissione.
Il
momento della LIBERAZIONE è già passato da un pezzo, e che ci piaccia o no,
siamo già stati sottomessi e assoggettati. Una vera lotta per la LIBERTà, non la faremo mai. Mai ci
riprenderemo il maltolto. Mai si comprenderà che l’unico modo sarebbe quello di
prendere le fabbriche, mettere in libertà i padroni accompagnandoli fuori a
calci nel culo. O meglio, mai avremo lo Stato capace di espropriare i beni del
padrone, equiparando questi abusi ai reati di mafia, e dandoli in gestione agli
operai che sarebbero finalmente sì, LIBERI di vivere.
Non
possiamo nulla, lo so anche io, ma possiamo fare molto per vigilare. (La
vecchia cara Vigilanza Democratica, roba antica ahimè) Vigilare anche in questi
casi in cui, un valore racchiuso in una parola, viene violentato e abusato. Ci
viene tolto.
Rita Pani
http://www.repubblica.it/economia/2013/06/28/news/indesit_scatta_la_messa_in_libert_per_i_lavoratori_di_fabriano-62016301/
Magazine Società
Mai
parola più bella – LIBERTà – fu tanto
abusata. Violentata dal degrado etico e morale di questa miserabile propaganda.
Se ne è perso il senso stesso, insegnando molte cose sul significato della
parola Libertà, nessuna delle quali capace di conservarne il valore. Libertà cammina
al fianco del rispetto, vanno di pari passo. Il rispetto di sé stessi, delle
regole, dell’altrui conduce alla Libertà. Non è essa quella parola vergognosa
usata per denominare un partito politico, che per libertà intende quella di
poter fare “un po’ come cazzo gli pare”; liberi di delinquere, liberi di
depredare le casse dello stato, di uccidere la democrazia. Libertà è altro.
E
calpestando la Libertà, siamo arrivati fino al suo uso ancor più spregevole che
va a sostituire l’ennesimo abuso contro i lavoratori, a favore di un padronato
sempre più libero – esso sì – di fare quel che è meglio per il proprio
interesse e per il proprio capitale.
“Indesit,
scatta la messa in libertà per i lavoratori di Fabriano” titola Repubblica, senza vergogna alcuna. L’oltraggio
che si aggiunge all’oltraggio dei LICENZIAMENTI per ritorsione, in seguito ai
doverosi scioperi indetti il giorno dopo dell’annuncio – nemmeno troppo velato –
dell’ennesima delocalizzazione dell’industria, parte in Turchia e parte in
Polonia.
500
persone, 500 famiglie messe in libertà. Potranno scegliere come morire senza
che Giovanardi se ne dispiaccia, o che la Chiesa li condanni, o che le anime
pietose di questo paese insensato facciano troppo caso a loro.
Le
parole sono importanti, ma in pochi ormai ci fermiamo a riflettere sull’uso
criminale che la propaganda ne fa. Anzi, si uccide quel poco che resta della
scuola e della cultura, in modo che sempre più persone, siano disposte a
correggere il loro lessico e annientare ogni forma di pensiero LIBERO e
indipendente, così che tutto questo abominio, domani, sia prassi accettata,
condivisa, e sia sottomissione.
Il
momento della LIBERAZIONE è già passato da un pezzo, e che ci piaccia o no,
siamo già stati sottomessi e assoggettati. Una vera lotta per la LIBERTà, non la faremo mai. Mai ci
riprenderemo il maltolto. Mai si comprenderà che l’unico modo sarebbe quello di
prendere le fabbriche, mettere in libertà i padroni accompagnandoli fuori a
calci nel culo. O meglio, mai avremo lo Stato capace di espropriare i beni del
padrone, equiparando questi abusi ai reati di mafia, e dandoli in gestione agli
operai che sarebbero finalmente sì, LIBERI di vivere.
Non
possiamo nulla, lo so anche io, ma possiamo fare molto per vigilare. (La
vecchia cara Vigilanza Democratica, roba antica ahimè) Vigilare anche in questi
casi in cui, un valore racchiuso in una parola, viene violentato e abusato. Ci
viene tolto.
Rita Pani
http://www.repubblica.it/economia/2013/06/28/news/indesit_scatta_la_messa_in_libert_per_i_lavoratori_di_fabriano-62016301/
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