Magazine Libri

Libero sfogo in liberi versi

Creato il 22 marzo 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Digressioni letterarie -
Libero sfogo in liberi versi.

Libero sfogo in liberi versi
Avete presente la magnifica poesia di Gabriele D’Annunzio, La pioggia nel pineto? Riletta a distanza di anni – da quando a scuola ci imponevano l’esegesi del testo e l’esercizio mnemonico di tatuarne nei ricordi i primi versi – nascono emozioni ed immagini che solo la maturità, intellettuale e anagrafica, possono concedere.
Avete presente il suono onomatopeico dell’acqua che cade e si spacca sul pavimento, delle gocce che oscillano e si lasciano andare nel vuoto come in una sorta di liberazione?
Avete presente l’odore della pioggia? Odore di terra, di natura, di nuova vita.
Avete presente l’allegria dei bambini, con le loro galosce, l’impermeabile colorato e l’ombrello con le orecchie, che esplode nelle pozzanghere insieme alle urla di stupore?
Avete presente tutto ciò? è poesia.
Bene, scordatevelo!

La pioggia nel pineto
(G. D’Annunzio)

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria secondo le fronde
più rade,  men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
(continua qui)

Avete presente la magnifica poesia di Gabriele D’Annunzio, La pioggia nel pineto? Riletta a distanza di anni – da quando a scuola ci imponevano l’esegesi del testo e l’esercizio mnemonico di tatuarne nei ricordi i primi versi – nascono emozioni ed immagini che solo la maturità, intellettuale e anagrafica, possono concedere.
Avete presente il suono onomatopeico dell’acqua che cade e si spacca sul pavimento, delle gocce che oscillano e si lasciano andare nel vuoto come una sorta di liberazione?
Avete presente l’odore della pioggia? Odore di terra, di natura, di nuova vita.
Avete presente l’allegria dei bambini, con le loro galosce, l’impermeabile colorato e l’ombrello con le orecchie, che esplode nelle pozzanghere insieme alle urla di stupore?
Avete presente tutto ciò? è poesia.
Bene, scordatevelo!

Da qualche giorno La pioggia nel pineto mi frulla in testa, in un vortice interminabile: quasi un’ossessione. Amo D’Annunzio, ma mi domando se sia solo per questo che non riesco a togliermi dalla testa i suoi versi.
No, non è solo per questo…

La pioggia. Adoro la pioggia
in città, sui monti e sulla spiaggia.
Ma quando le gocce sono sul soffitto di casa
dalla sua bellezza non sono per niente pervasa.
Il profumo della terra bagnata
mi ha sempre inebriata.
L’odore delle mura bagnate invece
è fastidioso come la pece.
Il suono della pioggia sul mondo è una naturale melodia,
quello delle gocce nel catino un’insopportabile cacofonia.
I bambini nelle pozzanghere scure
trovano il divertimento come me nelle frescure;
mia figlia che vuole sedersi sul vasino con l’ombrello
è uno spettacolo da immortalare col pennello.
Camminare sotto la pioggia
è liberatorio come il mare che spumeggia
o l’eco che tra i monti riecheggia.
Camminare sotto una perdita in bagno
è romantico come passeggiare in uno stagno
o gradevole come avere un marito taccagno.
Raccogliere all’imbrunire conchiglie in riva al mare
è un’esperienza che a nessuno deve mancare.
Raccogliere stracci zuppi a sera inoltrata
è un incubo che ti lascia incaz…
La Pioggia nel pineto è una gran bella poesia,
la mia è una vera e brutta traversia.
Non ci sono Ermione, mirti, favole o cicale,
ma solo incuria, buchi ed una rabbia epocale.
Se D’Annunzio fosse qui sarebbe inorridito
da questi versi che lo lascerebbero atterrito.
Qui ci sono io, lascio che i versi siano ironia
e creino con parole una strampalata sinfonia.
Mi congedo chiedendo umilmente scusa ai cultori,
non voglio certo che nel loro ventre si scatenino dolori.
Un saluto ossequioso a coloro che mi hanno letto,
e al proprietario di casa dico, senza drappelli,
“i tubi son rotti, amico, e non solo quelli,
“i soldi li hai, togli la pioggia dal mio gabinetto!“.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine