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La ragione dell’attualità e problematicità del cortocircuito libertà-determinismo va certamente ricercata nella doppia tensione dell’intelligenza umana 1) a investigare senza tregua la struttura effettiva della realtà, ovvero la “natura”, per costringerla a rivelare le regole, le ricorrenze e la loro finalità, il telos, insomma che si nasconderebbe a vista d’uomo, per rivelarsi almeno sotto la pensabilità di una forma logica, o di conformità ad una “legge”, definibile come “legge naturale, 2) a interrogarsi sul ruolo dell’uomo in un mondo tutto legalizzato, che nel principio di causalità e nel finalismo interno trova il suo irrevocabile fondamento, rendendo irrilevante qualsiasi pretesa di libertà.
Quasi sempre, per attenuare l’insopportabilità di questa doppia tensione, che finisce non solo col dilacerare il pensiero, ma anche col rendere non comprensibile l’identità dell’uomo, divisa tra il determinismo del suo essere naturale e la responsabilità del suo essere attore di storia e libero promotore di eventi, la filosofia ha scelto la via, per cosi dire, del doppio binario, preferendo riservare alla natura, e allo studio di questa, la ricerca dell’andamento determinato e dello scire per causas, che si acquista solo nella totale rivelazione delle cause in stretta connessione con gli effetti, e al pensiero e allo studio di questo esercizio di libertà che si ritiene irrinunciabile come garanzia di movimento, pur all’interno di un mondo che è dato nella sua struttura tutta determinata.
Le proposte, come si conviene ad una questione così controversa, non potevano e non possono, a questo punto, essere univoche, né definitive. La particolarità critica di questa situazione la si coglie già dalle diversificate impostazioni speculative che i giovani studiosi discutono all’interno dei loro testi, dopo averlo fatto attraverso l’intenso e fecondo confronto nel seminario di studio proposto dal Dottorato di ricerca e al quale tutti gli autori hanno partecipato sottoponendo al crogiolo del dibattito le diverse tesi avanzate.
Al di là delle certezze rassicuranti, dei Leibniz e degli Hegel, dei Kant e degli Apel, che i giovani autori hanno privilegiato come riferimento delle loro analisi, almeno come orizzonte regolativo, si propone qui la via dell’intenzionalità della coscienza, cioè la via di quell’alterità che obbligandoci ad uscire dalla nostra autoreferenzialità ci chiede di rispondere, liberamente e responsabilmente, alla grande domanda di senso esplosa, paradossalmente, proprio a fronte della presunta egemonia della visione deterministica, che pretende di imporsi anche al regno umano e alla sua storia.massive attack
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