Tanto la tirannia, quanto la libertà vengono costruite attraverso storie. La tirannia è una narrazione escludente qualsiasi altro racconto. In un regime di tirannia lo sforzo di chi controlla la narrazione dominante è rivolto a togliere anche la possibilità di immaginare per una società, storie differenti da quella esistente.
La libertà è invece conseguenza di una narrazione includente e tollerante rispetto altre narrazioni. Questo lascia aperta la possibilità di immaginarne e crearne di nuove, e stimola un processo evolutivo. Per fare un esempio di narrazione includente: il racconto fatto in passato dal movimento femminista ha permesso alle donne di poter immaginare racconti diversi per sé e viverli. Questo ha creato una società ancora più libera.
Come possiamo misurare, dal punto di vista narrativo, il grado di libertà? In base a quanto appena detto, lo misuriamo in modo proporzionale alla libertà che le persone hanno di poter ri-raccontare, ripensare, modificare la storia in cui vivono. Potremmo anche dire di farla evolvere, immettendo in essa nuove idee, nuovi racconti, nuovi punti di vista. E’ un concetto espresso dallo scrittore Salman Rushdie che ha pagato personalmente la propria libertà di raccontare in modo diverso la realtà. Egli ha detto anche che “Coloro che non hanno potere sulla storia che domina la loro vita, sono veramente senza potere, perché non possono pensare nuovi pensieri”.
Oggi la narrazione dominante è il mercato. Che potere narrativo abbiamo su di esso?