E’ fin troppo chiaro che estendere a luoghi di informazione amatoriali e personali gli stessi criteri validi per la grande editoria è già di per sé una distrazione dalla realtà, ma diventa una “narrazione” birmana quando è calata dentro l’anomalia di un Paese dove il quasi monopolio dell’infomazione è nelle mani del capo del governo. E raggiunge il sublime quando non tiene conto della natura tecnica e pratica del blog che per sua natura è un luogo di discussione.
Certo sui blog vengono scritte un sacco di cavolate e ad alcuni fighetti figli di papà con quell’aria da “velospiegoio” non piace la protesta definita pavloviana: con una cecità che meriterebbe l’assegnazione di un cane guida, pensano che questo possa addirittura migliorare la qualità della rete. Certo se la qualità è questa, stiamo freschi. Non capire che la dinamica è quella di impaurire, di normalizzare e alla fine di impadronirsi della rete con la forza dei soldi e della paura, rasenta l’idiozia se non fosse che invece i blogger che scrivono dietro la “protezione” di un giornale o più genericamente di una filiera di potere oppure di visibilità, pensano di poterne trarne vantaggio.
Ma non voglio occuparmi di ottusità o di miserie, quanto dello specifico problema. Se infatti per i giornali e le organizzazioni editoriali la smentita può essere “contrattata”, ostacolata o anche respinta potendone pagare il prezzo, può essere insomma vagliata alla luce di quella che potremmo chiamare verità, nel caso del blogger questo “mercato”, dovuto peraltro a una giurisprudenza che ha il penetrante odore delle foglie morte, non può esserci. Chiunque, senza nemmeno l’uso di una mail certificata, può pretendere di smentire qualunque cosa tu abbia scritto a prescindere dal fatto che sia vera o falsa, che diffami o meno. Se scrivo che l’ora legale cesserà nella notte fra sabato 29 ottobre e domenica 30 ottobre 2011, qualcuno potrebbe pretendere una smentita anche se è fattualmente verissimo.
Siamo quindi dentro un assurdo che porta alle estreme conseguenze il veleno del berlusconismo: l’ablazione di ogni concetto di verità e di realtà in favore di opinioni tutte sullo stesso piano, il cui valore è dettato semplicemente dal potere e dal denaro, da chi ti copre le spalle, dalla capacità di inganno o semplicemente da una servile malafede.
Naturalmente questa delirante legge verrà cassata dalla Corte Costituzionale, ma non prima delle elezioni politiche che è poi la cosa che interessa ad un anziano statista oltre che a una vasta corte di “onesti”. Spero solo che qualcuno mi costringa a rettificare quest’ultima frase.