La nuova legge elettorale, varata dal Consiglio nazionale di Transizione libico(CTN), ha ricevuto piena approvazione dall'ONU.
Questo significa che, dopo quarant'anni di dittatura del colonnello Gheddafi e del suo entourage, i cittadini libici potranno andare alle urne per esprimere la propria preferenza politica nei confronti dei partiti politici in lizza per la costituzione di un nuovo parlamento.
Saranno così messi nelle condizioni di essere, finalmente, parte attiva per quello che sarà il futuro sviluppo del Paese in cui vivono.
La notizia è stata diffusa ufficialmente a Tripoli dall'Unsmil ossia dalla Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia.
Il Congresso Generale Nazionale sarà composto da 200 deputati, la cui elezione avverrà a giugno.
Di questi duecento seggi, 136 saranno destinati ai rappresentanti dei diversi partiti politici e 64, invece, agli indipendenti.
Sconcerta piuttosto l'assenza di "quote rosa", passata tranquillamente sotto silenzio.
Il che vuol dire che, anche nella Libia del dopo-Gheddafi non c'è e non ci sarà spazio per le donne, affinché esse possano far sentire la propria voce e chiedere in società il rispetto dei loro diritti accanto all'esercizio di quelli che, ovviamente, sono i doveri.
Doveri naturalmente uguali per tutti. Maschi e femmine.
Come dovrebbe essere in una autentica democrazia.
Il compito primario del Congresso, questa la denominazione del parlamento libico, sarà quello di redigere la Costituzione del Paese.
Proprio per questo la componente femminile della nuova Libia avrebbe potuto avere, nei lavori dell'assemblea e delle commissioni ,una valenza non indifferente.
Altro punto interrogativo, in merito all'efficienza dell'organo politico in questione,quando sarà facenti funzioni, è il tribalismo endogeno della società libica, che rappresenta comunque un ostacolo insormontabile per il quieto vivere accanto ad ampie sacche di un islam fondamentalista, che non fa certo dormire sonni tranquilli a nessuno.
Ci auguriamo di essere noi eccessivamente scettici ma, se così non sarà, la pace sociale in Libia è ancora troppo in "forse".
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)