Libia: come non comunica il Consiglio Nazionale per la Transizione

Da Pinobruno

Dopo 171 giorni di blackout, in Libia hanno riacceso internet. “Welcome back to the Internet, Libya”, titolava ieri il Washington Post. Già, ma a Bengasi la rete non si è mai spenta, e non si può dire che il Consiglio Nazionale per la Transizione ne abbia fatto buon uso. Al suo esordio, cinque mesi fa, il sito ufficiale prometteva bene, ma poi ha razzolato male. Basta scorrere la sezione Press Room, per rendersi conto del deserto della comunicazione.

Non è questione di poco conto, in un paese in cui l’informazione alternativa a quella del regime ha sempre latitato, mentre quella ufficiale ha proposto, fino a qualche giorno fa, conduttori di tg con la pistola in mano. Se sono questi i prodromi della nuova Libia c’è poco da stare allegri.

Per il resto è tutto un fiorire di tweet che annunciano clamori e poi li smentiscono. Ha ragione da vendere Leonardo, sull’Unità: “Ma insomma è colpa di Twitter, il Cinguettatore Globale, se nella strana notte tra il domenica 21 e lunedì 22 agosto la notizia della cattura di Gheddafi è stata data e smentita più volte? Sarebbe come dire che la prima guerra mondiale è colpa delle rivoltelle: se Princip non ne avesse avuta una in mano non avrebbe ammazzato l’arciduca a Sarajevo eccetera eccetera. Twitter in realtà è uno strumento: si può usare bene o male (o meglio: in modo più o meno efficiente). Nel caso di una guerra civile, Twitter è uno strumento efficiente se lo usano gli osservatori in prima linea per raccontare al mondo quello che stanno vedendo. Cruciale quindi in situazioni come i cortei, o sotto i bombardamenti; molto meno durante le battaglie, quando i civili hanno di meglio da fare che cinguettare, e in prima linea restano cronisti che privilegiano i canali d’informazione professionali.

Viceversa, Twitter diventa uno strumento inutile, per non dire dannoso, se lo si prende in blocco come fonte primaria d’informazione, non sapendo o fingendo di non sapere che la stragrande maggioranza dei “cinguettatori” in situazioni come queste rimane nelle retrovie e non fa altro che riportare voci più o meno incontrollate o addirittura dispacci di agenzia: salvo che i cinguettatori a volte possono farsi prendere dall’entusiasmo, o non capire bene quello che stanno riproducendo”.

Twitter da prendere con le pinze, dunque, in una situazione a dir poco confusa come quella di Tripoli, e CNT da tirare per le orecchie perché una fonte ufficiale, da incrociare con le altre, si rende indispensabile.


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