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Libia /Decisioni politiche e giustizia sociale non più tramandabili

Creato il 18 febbraio 2013 da Marianna06

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Da due anni a questa parte (17 febbraio 2011), quando la collera popolare esplose per la prima volta contro il regime di Gheddafi, in Libia si sono fatti, tutto sommato, accettabili passi in avanti, nonostante il “carissimo” prezzo della sanguinosa guerra civile, pagato in specie dalla gente comune,che era estranea ovviamente ai soliti giochi di potere.

Infatti il settore petrolifero e quello dell’imprenditoria privata, appena qualche tempo dopo la cacciata del rais, hanno ripreso a funzionare e ci sono stati e ci sono, a tutt’oggi, buoni risultati,che l’opinione pubblica internazionale e il mondo degli affari non disconosce affatto.

Le entrate derivanti dal petrolio, nel bilancio  del 2012, sono state una cifra pari a circa 50 miliardi di dollari e la produzione media si sta, per gradi, avvicinando al livello pre-rivolta (1,3mbg) .

In stallo, e desta non poche preoccupazioni, è semmai  la politica libica in tutto il suo complesso.

C’è bisogno di ricostruire il Paese e nulla al momento accade perché le cose cambino presto e bene.

La sicurezza, in una regione come la Cirenaica, che ha le maggiori riserve di petrolio del Paese ma che non ne ha alcun controllo o ne trae profitto è, ad esempio, piuttosto precaria e permane a esserlo.

Si guarda, inoltre, e da più parti, alla nuova Costituzione con mix di entusiasmo e di  paura nello stesso tempo per le non poche incognite (mi riferisco  ai gruppi di fondamentalisti islamici politicamente presenti) che essa potrebbe riservare  e che potrebbero tarpare, subito, le ali a quelle aspirazioni di libertà e di democrazia, che il popolo,invece, domanda ai suoi nuovi governanti e per le quali ha combattuto.

C’è una Libia degli “affari”, quindi ricca, e una Libia, che ha ancora molti problemi irrisolti.

E’ quest’ultima quella che chiede appunto alla classe dirigente,accanto  a un corretto decentramento dei poteri ( la Libia non è solo Tripoli, la capitale, e la regione Tripolitania), anche una  maggiore giustizia sociale.

In particolare l’invocazione  all’appello alla giustizia sociale parte dalle  giovani generazioni  alla ricerca di lavoro e di stabilità.

Infine, per quanto il popolo libico abbia dimostrato per alcuni ,forse a sorpresa,  d’essersi incamminato con responsabilità sulla strada della democrazia, molto più di quanto gli stessi osservatori stranieri (i cosiddetti esperti) avessero potuto pensare o pensassero, è necessario nel Paese anche la creazione di un nuovo esercito e di un nuovo corpo di polizia,che siano entrambi affidabili.

Circolano, infatti, in Libia ancora troppe armi, che non sono state consegnate,a guerra terminata, da chi avrebbe dovuto farlo.

Con la giornata di oggi, 18 febbraio,si concludono i festeggiamenti anche ben riusciti per l’anniversario della rivolta ma si resta nell’attesa di quella svolta decisiva, che tutti aspettano e che, considerata l’accellerazione   dei tempi della Storia, non è ormai più tramandabile per una Libia, comunque, strategicamente importante nello scenario politico ed economico mondiale.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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