Sappiamo da internet e dalle cronache dei giornali del rapimento, avvenuto giorni fa, di due tecnici italiani scomparsi a Derna, una cittadina della Cirenaica.
Conosciamo solo la scarna notizia e nient’altro. E i nomi, naturalmente, di Francesco Scalise e di Luciano Gallo, originari della Calabria.
All’apparenza tranquilla e ridente, prospiciente al mare, Derna invece, per quel che ci racconta chi semmai la conosce molto bene, è sempre stata una città ribelle.
E lo era da lunga data. Era la spina nel fianco persino dello stesso colonnello Gheddafi, che è quanto dire.
E, sempre da lì per essere chiari, sono partiti, anni addietro, parecchi volontari, per andare a combattere da buoni e convinti musulmani (jihadisti), e con la stima della gente del posto, in direzione Iraq e Afghanistan.
Questo dice tutto,anzi dice parecchio, e getta anche un’ombra di notevole sconforto per quella che potrebbe essere (ma noi ci auguriamo che così non sia) la sorte eventuale dei nostri connazionali, considerando anche che in tutta la Cirenaica in particolare, e non soltanto lì, c’è molto astio nei confronti dell’Italia.
E questo sentimento non è neanche ben dissimulato, se si considerano le devastazioni(come riferiscono i media) di cui sono oggetto periodicamente, nel Paese, i cimiteri italiani.
Ora il problema è che molte imprese italiane hanno commesse economicamente importanti in Libia e sono presenti in loco con ingegneri, tecnici e maestranze, i quali, stando così le cose, sono terribilmente esposti a grossi rischi per quanto concerne la propria incolumità ad ogni istante.
Dall’altra parte, cioè da quella dei libici, liberatisi dalla dittatura quarantennale del Rais e dei suoi familiari e accoliti,tutta gente con pochi scrupoli in materia di diritti umani, con il petrolio e il gas a iosa e la ricchezza da essi derivante, era giunto il momento, finalmente, di una maggiore giustizia distributiva per tutte le classi social all’insegna di una nascente, magari anche se un po’ imperfetta, democrazia.
E così non è stato e non lo è.
Tanto che le esportazioni di petrolio sono gradualmente calate e di parecchio.
La Nigeria, infatti, in Africa supera ormai in piena tranquillità la Libia quanto a esportazioni di oro nero e realizza buoni quanto inaspettati affari.
Gli impianti libici, di contro, spesso sono chiusi volutamente con il pretesto di fasulle o reali riparazioni.
E la povertà insieme alla violenza è tutta in crescendo e cancella speranze e aspirazioni di tanti giovani.
Questo non doveva essere.
Così come la Libia e i libici non avrebbero mai dovuto ridursi a essere ostaggio delle milizie armate, che oggi, purtroppo, la fanno da padrone e generano quel caos, che può essere tradotto senza tema di smentita, in immobilismo politico.
Derna e la Cirenaica sono a tutt’oggi fuori il controllo di Tripoli e la cosa non è senza importanza anche perché Derna e il resto della regione non hanno certo scrupoli nell’accogliere cellule di al Qaeda.
Mentre i bisogni per la popolazione sono ben altri, di ben altra natura, a cominciare da una ricostruzione che dovrebbe contemplare strade, fogne, abitazioni, reti idriche, scuole e ospedali.
E ,ancora, dall’avvio di uno sviluppo per creare occupazione.
Senza occupazione certa non c’è dubbio che la mala pianta del terrorismo continuerà ad allignare.
In Cirenaica e in Libia, come altrove, lì dove ci sono simili condizioni di disagio.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)