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Libia in odore di secessione / Precarietà e incertezze del dopo-Gheddafi

Creato il 04 luglio 2012 da Marianna06

Libia

 

Mancano ormai pochi giorni alle elezioni legislative in Libia, previste per il 7 luglio e il Paese reale, che non è molto che ha vissuto giorni terribili per liberarsi dal giogo di una dittatura, durata  più di quarant'anni,

 stenta a trovare quella certa naturale tranquillità, che le sarebbe indispensabile, perché parrebbe che il vuoto del dopo-Gheddafi  abbia complicato ulteriormente le cose a causa, per esempio, dell’eterna rivalità, più manifesta oggi di ieri, tra Tripolitania e Cirenaica.

E poi, non ultima, anche la conflittualità tra le diverse tribù, presenti sull’intero territorio,specie quelle nel sud della Libia, le quali desiderano conservare intatte tutte le loro prerogative e i loro privilegi contro una eventuale e molto probabile modernizzazione della politica.

Il problema di fondo, l’intralcio maggiore, è rappresentato però, in particolare, da Tripoli e dintorni, che ha fatto in passato e continua a fare, anche adesso, la parte del leone quanto ad attribuzioni d’incarichi per i suoi uomini nelle istituzioni e nella vita economico-produttiva del paese  a danno di Bengasi.

Le autorità libiche minimizzano certamente il disordine e la precarietà del momento,specie di fronte all’opinione pubblica internazionale, in vista dell’importante appuntamento delle urne di sabato.  

Si tratta, infatti,  dell’appuntamento fondamentale per il Paese,dopo gli anni interminabili dell’era –Gheddafi,  dal  quale  emergerà quali uomini saranno coloro che faranno parte dell’Assemblea costituente, una commissione della quale avrà  il compito, in senso stretto, di redigere la nuova Costituzione.

Per inciso in Libia non c’è più stata alcuna sorta di libera elezione dal lontano 1969, quando l’allora colonnello Gheddafi depose con un colpo di stato il monarca del tempo, il  re Idris.

I libici, che andranno a votare, saranno più di 2,7 milioni di cittadini, quasi l’80% dell’intera popolazione, ripartiti in 72 circoscrizioni.

I seggi del Congresso Nazionale Generale, questa è la denominazione del parlamento, terminato per sempre l’impegno  di traghettatore del Consiglio Nazionale Transitorio, saranno in tutto 200.

Queste personalità  eleggeranno dunque il nuovo governo e sceglieranno coloro, che dovranno mettere mano alla redazione della Costituzione.

L’inghippo sta esclusivamente nella ripartizione dei seggi,a elezioni avvenute, in quanto in partenza gli uomini di Tripoli, quelli candidati, sono in maggior numero rispetto a quelli di Bengasi.

Da qui l’idea fissa della Cirenaica di una eventuale ma possibile secessione, anche a breve, dal resto del Paese.

Cifre alla mano si parla di 100 seggi alla Tripolitania, 60 alla Cirenaica e 40 al Fezzan.

E questa ripartizione male accettata dalle popolazioni, come abbiamo già detto, terrebbe conto(è quanto si dice per placare gli animi) del peso politico-economico delle diverse regioni.

La Commissione dell’Assemblea Costituente avrà per i lavori  di redazione della nuova Costituzione appena 120 giorni in tutto,  per l’approvazione della quale basteranno i due terzi dell’Assemblea.

La cosa però non finisce qui.

La Carta costituzionale sarà sottoposta, inoltre, a referendum popolare e, se sarà approvata dai votanti, l’Assemblea Costituente, cioè i  famosi“duecento”, dovranno indire nuove elezioni entro 30 giorni, che si svolgeranno nel Paese  almeno sei mesi dopo.

Superfluo ricordare che la “Carta” sarà un po’ come una bomba con la miccia innescata, perché

la materia incandescente riguarderà quale forma di governo delineare, il ruolo dell’Islam nello Stato e nella società civile e sopratutto i cosiddetti diritti delle minoranze che,al tempo di Gheddafi, erano trattati esclusivamente come forza lavoro “usa e getta”. Se non peggio.

 

  

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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