Il capo jihadista Mokhtar Belmokhtar, primula rossa del terrorismo internazionale e ideatore dello spettacolare sequestro nell’impianto di gas algerino di In Amenas nel 2013, conclusosio con la morte di 35 persone, sarebbe stato ucciso in un raid americano in Libia.
Lo ha annunciato il governo libico di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale. Il Pentagono – dal canto suo – ha confermato che l’obiettivo del bombardamento aereo era “un terrorista associato ad al Qaida” che “rappresenta una minaccia per gli interessi dell’America e dell’Occidente”, ma non ne ha confermato la morte.
“Noi continuiamo a valutare i risultati dell’operazione e forniremo ulteriori precisazioni nel momento appropriato”, ha affermato il colonnello Steve Warren, portavoce del Pentagono.
L’attacco sarebbe avvenuto nell’est del paese, secondo fonti non confermate nei pressi di Ajdabiya, dopo consultazioni con il governo ad interim libico.
Il raid segna un salto di qualità nella strategia americana contro il terrorismo nel paese. Era dalla caduta di Muammar Gheddafi, nel 2011, che Washington – pur avendo realizzato altre operazioni militari – non effettuava un bombardamento aereo in Libia.
Belmokhtar, veterano delle guerre in Algeria e Afghanistan, è stato dato più volte per morto in passato. È considerato uno degli strateghi dei numerosi traffici illeciti che proliferano nella regione del Sahel. La sua elusività e capacità di sfuggire alla cattura gli hanno valso il soprannome di “imprendibile”.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)