Aerei da guerra non identificati hanno bombardato, nuovamente, il territorio libico poche ore dopo che le milizie di Misurata avevano avuto la meglio sui combattenti della città di Zentan che da tre anni controllavano l’aeroporto di Tripoli. Secondo Reuters al momento mancano i dettagli necessari per comprendere gli eventi. Nella foto qui sotto, la facciata dell’aeroporto dopo la presa di possesso da parte della milizia vittoriosa.
Fonti libiche accusano l’Egitto, che nega- come è logico aspettarsi in ogni caso – con un comunicato ufficiale. Algeria, Italia e altri paesi hanno parimenti negato il coinvolgimento. Il governo provvisorio della Libia ha chiesto ai militari di indagare.
Il drammatico peggioramento della situazione ha spinto nelle scorse settimane le Nazioni Unite e le ambasciate straniere ad evacuare il personale e i connazionali; le compagnie aeree straniere in gran parte hanno smesso i voli, l’ultima è quella tunisina. Tripoli al presente è solo formalmente la capitale: il neo eletto Congresso si riunisce nella città di Tobruk e cerca di votare la fiducia a un nuovo governo.
Non vi è mai stata pace dopo la caduta del regime ad opera della Nato che ha appoggiato indiscriminatamente i gruppi ribelli, da chiunque finanziati e con qualsiasi agenda, ma nelle ultime settimane l’escalation degli scontri è stata brutale.
Fonti anonime della milizia vittoriosa riferiscono che gli aerei da guerra hanno centrato il Ministero dell’Interno, diverse postazioni della milizia stessa, il quartier generale dell’esercito e il quartier generale della polizia militare (il capo della polizia era già stato assassinato nei giorni precedenti ); due figli del comandante militare di Misurata sono fra i feriti, una trentina, mentre i morti sarebbero 15.
La figura di spicco nel panorama del conflitto interno è il “generale” Khalifa Haftar che da febbraio ha lanciato una campagna contro i gruppi armati; tuttavia, non essendo egli un ufficiale in servizio dell’esercito libico, le truppe che a lui rispondono sono anch’esse da considerare milizie illegali.
Ha rivendicato i raid aerei su Tripoli per colpire il gruppo armato “Operation Dawn” , appartenente alle forze di Misurata. Se ciò è vero, chi ha fornito all’ex generale, oggi golpista, gli aerei da guerra? Settimane fa si parlava di vecchi velivoli di fabbricazione russa: forniture illegali dal supermarket del traffico internazionale di materiale bellico? E’ dubbio che sia stato direttamente il paese sponsor di Haftar, gli Stati Uniti, ma secondo osservatori qualificati una supremazia finale di Haftar e Bengasi darebbe all’Egitto l’accesso alle ricchezze petrolifere della Cirenaica. Le visite al Cairo di Kerry il 22 giugno e del Re Abdallah dell’Arabia Saudita il 21, potrebbero aver qualche attinenza con l’innalzamento del livello di scontro in Libia.
Nella galassia delle milizie è impossibile individuare chiaramente le alleanze, che del resto mutano con rapidità, per valutare la forza dei raggruppamenti. Nell’immagine qui sotto, tratta da Lettera43, la mappa dei principali gruppi paramilitari attivi in Libia (Ansa, in centimetri).
Lo scontro in corso riguarda le due forze meglio armate, altresì di spicco in tutta la vicenda libica.
La milizia di Misurata vanta l’uccisione di Muhammar Gheddafi, nel barbaro modo che i video in rete hanno mostrato, l’esposizione della salma, insieme a quella del figlio Mutassin, nei locali di una macelleria dove famiglie con bambini sfilarono per scattare foto con il telefonino. All’inizio della ribellione del 2011 era sostenuta dal Qatar, ma non nella misura desiderata. In una telefonata con un rappresentante del Consiglio di Transizione di Bengasi, un comandante locale, dopo aver rivendicato di aver fatto un carnaio di soldati dell’esercito regolare: “Dov’e l’aiuto del Qatar? Dove le armi che stanno provenendo dal Qatar? Voi ci escludete dalla Libia, come se fossimo in Bangladesh. Fate peggio che Gheddafi, dimenticandoci e mettendoci da parte”
Che gli Usa giochino su due tavoli non stupisce minimamente. Chi siano gli altri giocatori che muovono le pedine non è possibile sapere, ma la Libia affonda nelle sue illusioni. Inoltre, qualora Misurata dovesse prevalere definitivamente, il ruolo politico e sociale di Tripoli entrerebbe seriamente in crisi. Così come la vita di Saif al Islam correrebbe aggravati pericoli dalla sete di vendetta di Misurata, pesantemente bombardata dai rais durante la ribellione del 2011.
Non pochi alla caduta del regime mostravamo uno scetticismo circa il futuro della Libia che si è via via confermato come previsione realistica. Da un articolo in Observer.ug dell’ottobre 2011:
Tuttavia, compagni, nel corso del tempo, dovrete dolorosamente guardare al vostro sogno che frana a poco a poco, via via che i ribelli inizieranno ad assumere un volto nuovo. Si vedrà che la rivoluzione era un cavallo di Troia.