E’ morto Gheddafi. C’è di che gioirne forse, cari lettori!? Direi proprio di no. Intanto era una morte, quella di Gheddafi, assolutamente evitabile. Si poteva organizzare un semplice processo, ancor più pesante della facile morte, invece di fare rastrellamenti e bombardamenti causando migliaia di feriti innocenti. Ciò che non mi è piaciuto di queste operazioni è stato l’inizio (quando il buongiorno si vede dal mattino…). In quel caso purtroppo si è vista l’inadeguatezza politica dell’Unione Europea, alcuni suoi Member States hanno agito da veri colonialisti. In primis la Gran Bretagna con il conservatore Cameron e la Francia con il neo-padre Sarkozy; non penso che siano stati animati da sentimenti di pace, di humanitas, di liberazione, anzi, le mete fondamentali per loro erano tre: 1)spartirsi una ricca preda; 2)spartirsi il petrolio; 3) mettere a tacere un tiranno che ne sapeva troppe sui leader occidentali. Il mio giudizio sarà pur severo, ma dagl’anni ’40 non siamo assolutamente cambiati, vogliamo una vittima ogni 3 anni da giustiziare, solo che oggi ci si nasconde dietro una parola oramai troppo mercificata, la “PACE”. Hanno stuprato questa preziosa parola.
Le cose che mi preoccupano di questa vicenda sono tre anche questa volta: 1)Quale sarà il ruolo dell’Europa verso la transizione democratica 2)Quale peso politico per l’Europa? 3)Come vivranno il processo democratico i Libici?; una serie di domande che non devono essere prese sotto gamba, ma spunto di riflessione soprattutto per l’esultante Barroso (che sbaglia a mio parere). Infatti Barroso parla di fine dell’era del dispotismo…Ma è finito sul serio? Ecco, penso che non siano le bombe a cambiare una civiltà, anzi è come mettere un cane in cattività e torturarlo (perdonate il paragone ma vi pare umano tutto ciò?), non ne esce migliorato ma più aggressivo, con rabbie che magari oggi ardono sotto la cenere, e se quella cenere un giorno se ne andrà? Famiglie innocenti di occidentali dovranno pagare quelle repressioni come avvenne con l’Afghanistan? Mi spiego meglio, non vorrei rivedere ciò che successe con i talebani, sembravano i grandi alleati dell’occidente (anni ’80), mentre invece erano solo cani tenuti al guinzaglio, ma con la caduta dell’Urss il guinzaglio scomparve e con esso la famosa cenere di cui parlavo. Per questo ci vuole uno sviluppo culturale, o per lo meno di confronto culturale.
A proposito di questo vorrei raccontarvi un aneddoto: l’altr’anno ebbi l’occasione di scambiare due chiacchiere con il Capo di Stato Maggiore Israeliano Dan Halutz (Israele Air Force 2005-2007) e rimasi sconcertato (non sorpreso) sentendo la sua risposta alla domanda “non c’è un’alternativa di confronto culturale alle bombe e ai fucili?” – “No, capiscono solo il linguaggio delle bombe e così si continuerà”. Io capisco il fatto che tanti palestinesi lanciano bombe e molotov sin da piccoli ma non ci si è mai chiesti il motivo!? E’ abbastanza semplice, come a un figlio al quale si dice sempre no, lo si rinchiude in casa il sabato sera, cosa succede? O scappa o ti risponde male. I Palestinesi hanno deciso di rispondere male, e sarà così anche per i nord-africani dopo i bombardamenti? Io spero di no, ed è per questo che i Libici hanno bisogno dell’incontro pacifico con Noi Europei e non con le bombe di alcuni member states dell’UE. Ovviamente l’Italia potrà affrontare questo discorso appena avrà archiviato il periodo berlusconiano e avviato un processo di democratizzazione interna.
L’Ostinato Cinalli
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