Oggi avrei voluto avere il potere di Sasha, essere in grado di fare innamorare le persone. Mentre ruminavo la mia insalata mista, accarezzando amorevolmente il mio Kindle, ho assistito a un primo appuntamento tra un uomo e una donna. Un caffè in un piccolo bar. Potrei dirvi che non li ascoltavo, è che erano a meno di un metro da me, come potevo non sentire?
Ma la verità è che le loro voci acute di agitazione che (insieme all’acqua di colonia di lui, e grazie tante…) riempivano la piccola stanzetta erano un’esemplare esposizione di nervosismo, banalità, diffidenza. Impossibile ignorarle.
Due trentacinquenni. Lo so, perché l’hanno detto loro: tra il “Che segno zodiacale sei?” e “Quante volte alla settimana vai in piscina?” e “Le tue priorità nella vita quali sono?” e “Preferisci i primi piatti o i secondi di carne?” si sono chiesti pure la data di nascita. Gruppo sanguigno o indirizzo email e sarebbe stata la perfetta compilazione di un modulo per l’anamnesi o di un curriculum per uno stage. (E forse le premesse per una relazione, una visita medica e un impiego non sono poi così diverse?)
Erano piuttosto teneri nella loro incertezza e nel modo che avevano di porsi domande a turno. Forse non sarebbero una gran coppia – tanto sportiva lei quanto impomatato in scarpe lucide a punta lui – eppure Sasha avrebbe dato loro una possibilità. Si sarebbe avvicinato, tra il “Il lavoro è al primo posto, ma non dopo l’amore che comunque è al pari con l’amicizia e la salute” (una perla!) e il “Pago io”- “No io” – “No pago io” – “Ma no, io!” (perdiana, sono due euro!), e li avrebbe stretti in un lieve abbraccio. Una scossa elettrica e… zac! Il moderno Cupido ha attivato un nuovo amore.
Sì, oggi avrei voluto il superpotere di Sasha. Anche lui l’avrebbe usato per piccole cose. In generale, però, credo preferirei la telepatia di Ruth, anche se alla domanda di Alek, “Preferisci saper volare o diventare invisibile?”, avrei scelto l’invisibilità come Giordana.
Poi però ci sono pure tutti gli altri poteri a far gola. Quello di Ben, di Natalie, di Peter… Un’intera famiglia di superpoteri e altrettanti superdifetti: una specie di cosmica compensazione.
Il potere invece del romanzo è di essere superbello, nell’estetica degli Special ISBN ma ancor più nella narrazione, e questa non è cosa da poco.
Prima di iniziarlo avevo le mie ingannevoli aspettative: immaginavo di avere tra le mani una sorta di Marvel senza immagini, o una versione di Gli Incredibili formato romanzo. Ritratto di famiglia con superpoteri non è niente di questo, in realtà. Perché non parla di supereroi, proprio per niente, ma più che altro di bisogni.
Forse, qualcuno con più capacità di rappresentazione della mia, potrebbe leggerlo e immaginarlo nei suoi pensieri in una versione fumettosa, riempito di colori e balloon. Solo che i personaggi non avrebbero la calzamaglia da Uomo Ragno né gli artigli da Donna Gatto, ma sarebbero persone comuni che convivono con un potere.
Forse questa possibilità dipende anche da come si sceglie di leggere questo romanzo, così in bilico tra la fantasia e la realtà: Sasha sa davvero far innamorare le persone, oppure semplicemente vede amore solo intorno a sé e così poco nella propria vita? Ruth sa davvero leggere nel pensiero, o forse inizia a comprendere finalmente meglio la realtà che la circonda?
Ce lo si chiede all’inizio, poi, a dire il vero, smette di avere importanza.
Ritratto di famiglia con superpoteri è una saga famigliare che rappresenta trent’anni di vita, sette persone, altrettanti superpoteri.
E anche altrettanto racconti intrecciati, si potrebbe dire, e magari potrebbe non piacervi questa formula di struttura del romanzo, ultimamente all’ultima moda. Oppure potreste adorarla, come me, sia perché è condotta magistralmente sia perché in realtà non sembra altro che la composizione di un tutto attraverso diversi sguardi. Una sorta di puzzle che si completa pian piano.
Ogni sguardo racconta se stesso e gli altri e il proprio dono… Quando arriva – di solito in un particolare momento di bisogno, infatti What the family needed è l’emblematico e più austero titolo originale – e cosa si decide di farne… più spesso poco o niente, raramente qualcosa per gli altri.
Bello, bello, bello. Un romanzo di cui leggi ogni parola. E poi vorresti anche rileggerlo, di nuovo. Per ritornare fino alle ultime pagine, alla meraviglia del personaggio di Alek. A quella conclusione che fa commuovere in modo intimo e forte, che ti lascia con qualcosa di più e una tremante malinconia.
E anche questo è un superpotere della narrazione.
Ritratto di famiglia con superpoteri
Steven Amsterdam
320 PAGINE | 16,90 EURO
Data di uscita: 30 agosto 2012
Traduzione: Anna Mioni
ISBN: 9788876383328
Pagina ISBN dedicata.