La trama. A volte anche una visita inattesa e poco gradita – quella di un amico cieco della moglie, per esempio – può smuovere emozioni dimenticate. E cosi, infatti, che il narratore del racconto che dà il titolo alla raccolta – forse il più celebre di Carver e uno dei più amati dall’autore – finisce per passare quasi senza rendersene conto dall’iniziale ostilità condita di gelosia al momento di una piccola rivelazione. È un personaggio carveriano a tutti gli effetti, l’anonimo protagonista del racconto: sottilmente alla deriva, privo di amici, inchiodato in un lavoro che detesta, con una moglie da cui forse si sente un po’ trascurato. Eppure, è proprio la presenza ingombrante del cieco Robert a costringerlo a uscire dalla sua corazza e abbozzare un rapporto umano, una condivisione che gli permetterà di recuperare, forse, una parte di sé dimenticata. Carver ne segue l’impercettibile evoluzione con naturalezza, con uno stile maturo e consapevole dei propri mezzi, da lui stesso definito “più pieno e generoso”. Se “Cattedrale” chiude la raccolta su una tenue nota positiva, nel resto del libro prevalgono i toni desolati, i fragili equilibri pronti a spezzarsi in conseguenza di eventi all’apparenza secondari: un nuovo trasloco in “La casa di Chef”, l’atto mancato di una riconciliazione impossibile in “Lo scompartimento”, l’inizio di una crisi senza apparenti vie d’uscita in “Vitamine”, in cui nella deriva personale fa irruzione la violenza della storia.
Giudizio. Carver nei suoi racconti ha il grande merito di riuscire a scrivere di quei tratti della realtà che spesso altri autori non inseriscono nelle trame dei loro libri perché sulla carta considerati “poco interessanti” e di dubbio interesse. Lui invece con la maestria che gli è propria (e innata), riesce nell’impresa di farci comprendere come anche la noia, la quotidianità e le problematiche annesse, possono e debbano essere sviscerate per arrivare ad una migliore comprensione di noi stessi e della nostra natura. I racconti di Cattedrale, da questo punto di vista, sono un continuo crescendo, sino ad arrivare al brano che da il titolo alla raccolta che probabilmente è quello che meglio esemplifica le sue capacità narrative. I personaggi sono tratteggiati in modo impeccabile e durante la lettura, bastano poche righe al lettore per entrare nell’anima (verosimile) delle storie. Libro consigliato, soprattutto a chi ama la scrittura, perché da questo maestro narrativo (unico nel suo genere) non si può che imparare.