Magazine Cultura
MANCARSI , Diego De Silva, Einaudi, 2013 Trama: Diego De Silva ci regala una semplice storia d'amore. Semplice per modo di dire, perché la scommessa è tutta qui: nel nascondere la profondità in superficie, nel tratteggiare desideri e dolori, speranze e rovine, con poche parole essenziali, dritte e soprattutto vere. Perché, come diceva Fanny Ardant ne La signora della porta accanto, solo i racconti scarni e le canzoni dicono la verità sull'amore: quanto fa male, quanto fa bene. Solo lì si cela l'assoluto. Cosi De Silva prende i suoi due personaggi e li osserva con pazienza, li pedina, chiedendoci di seguirlo - e di seguirli - senza fare domande. Irene vuole essere felice, e quando il suo matrimonio inizia a zoppicare se ne va. Nicola è solo, confusamente addolorato dalla morte di una donna che aveva smesso di amare da tempo. Anche lui, come Irene, è mosso da un'assoluta urgenza di felicità. Anche lui vuole un amore e sa esattamente come vuole che sia fatto. Sarebbero destinati a una grande storia, se solo s'incontrassero una volta nel bistrot che frequentano entrambi. Ma il caso vuole che ogni volta che Nicola arriva, Irene sia appena andata via. Se le vite di Nicola e Irene non s'incontrano fino alla fine, le loro teste invece s'incontrano nelle pagine di questo libro: i pensieri, le derive, il sentire si richiamano di continuo, sono ponti gettati verso il nulla o verso l'altro. Forse, verso l'attimo imprevisto in cui la felicità finalmente abbocca.
Ho amato tantissimo il De Silva e il suo avvocato Malinconico in "Non avevo capito niente" e "Mia suocera beve" e sebbene l'ultimo della serie, "Sono contrario alle emozioni", sia stato una delusione pazzesca, nutro nei confronti di questo autore una stima infinita. Questo libro mi ispira tantissimo. Mi piace molto l'idea di base della trama, quel "cosa sarebbe successo se"... perché alla fine la vita è fatta davvero così, di attimi, di coincidenze, di incontri azzeccati e di incontri mancati. E sono proprio curiosa di vedere come questo autore riesce a raccontare tutto questo.
L'ARTE DI ASCOLTARE I BATTITI DEL CUORE, Jan-Philipp Sendker, Beat, 2011 Trama: Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall'aspetto modesto, che un ricco viaggiatore occidentale non esiterebbe a giudicare miserabile. Il caldo poi è soffocante, così come gli sguardi degli avventori che scrutano ogni volto a loro poco familiare con fare indagatorio. Julia Win, giovane newyorchese appena sbarcata a Kalaw, se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesse lì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre è scomparso. La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni. Tin Win, arrivato negli Stati Uniti dalla Birmania con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato cittadino americano nel 1959 e poi avvocato newyorchese di grido... un uomo sicuramente dalla doppia vita se le sue tracce si perdono nella capitale del vizio, a Bangkok. L'atroce sospetto che una simile ricostruzione della vita di suo padre potesse in qualche modo corrispondere al vero si è fatto strada nella mente e nel cuore di Julia fino al giorno in cui sua madre, riordinando la soffitta, non ha trovato una lettera di suo padre. La lettera era indirizzata a una certa Mi Mi residente a Kalaw, in Birmania, e cominciava con queste struggenti parole: "Mia amata Mi Mi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l'ultima volta".
Questo è uno di quei casi in cui comprerei il libro solo ed esclusivamente per il titolo, anche se la trama non mi attirasse per niente. Lo so che non si dovrebbe fare, viste tutte le delusioni in cui sono incappata, però, porca miseria se è bello questo titolo! Devo ammettere che comunque anche la trama non mi dispiace, sebbene di solito i romanzi ambientati in oriente non riescono mai a convincermi del tutto.
L'ULTIMA FUGGITIVA, Tracy Chevalier, Neri Pozza, 2013 Trama: È il 1850 quando Honor e Grace Bright si imbarcano sull'Adventurer, un grande veliero in partenza dal porto inglese di Bristol per l'America. L'aria smarrita di chi non è avvezza ai viaggi, il bel volto offuscato dal mal di mare, Honor Bright sa che non rivedrà mai più Bridport, il paese in cui è nata, nell'istante in cui la nave si allontana dalle verdi colline del Dorset. Troppo grande è il mare e troppo lontano è Faithwell, il villaggio dell'Ohio in cui Adam Cox, un uomo anziano e piuttosto noioso, attende sua sorella per prenderla in sposa. L'irrequieta Grace ha allacciato una corrispondenza epistolare con lui, culminata poi con la proposta di matrimonio, con l'intento di lasciarsi alle spalle l'angusta vita della piccola comunità di quaccheri in cui è cresciuta e abbracciare così nuove avventure. Honor Bright non condivide lo spirito temerario di Grace, ma Samuel, il suo promesso sposo, ha rotto il fidanzamento e la prospettiva di vivere in mezzo all'altrui compassione l'ha spinta a seguire la sorella al di là del mare. Una volta giunte in Ohio, tuttavia, a un passo da Faithwell, Grace si ammala di febbre gialla e, tra le misere mura di un albergo, muore. Honor Bright si ritrova così sola in una nazione enorme ed estranea, divisa da un immenso oceano dall'amato Dorset. Non le resta perciò che Adam Cox come unica ancora di salvezza. A Faithwell, tuttavia, viene accolta con freddezza dall'uomo e dalla cognata vedova.
Io amo Tracy Chevalier. Ho letto tutti i suoi romanzi (in realtà a parte "La donna con l'orecchino di perla", li ho letti tutti in lingua originale). Amo il suo modo di raccontare le storie e la bravura nel descrivere il contesto storico e culturale in cui si sviluppano. E amo tantissimo le sue protagoniste femminili, fragili e forti allo stesso tempo. Poi ho una passione per le storie ambientate nell'America di quel periodo (in realtà anche negli anni precedenti, dall'arrivo della Mayflower insomma)... e sono proprio curiosa di vedere come questa autrice sia riuscita a rappresentare quell'epoca.
GLI INNAMORAMENTI, Javier Marías, Einaudi, 2012 Trama: Luisa e Miguel sono la coppia perfetta: María Dolz, che lavora in una casa editrice di Madrid, da anni li osserva ogni mattina al caffè e dal quel rapporto fatto di sincera tenerezza e profondo affetto trae la forza per affrontare la propria assai meno perfetta vita privata e sentimentale, ma anche la insopportabile vanità dei suoi autori. Un giorno la donna scopre però che Miguel Desvern è stato ucciso, brutalmente accoltellato dal custode di un parcheggio, un balordo che vive in un'automobile. Dopo qualche tempo, Maria avvia una storia con Javier Diaz-Varela, il migliore amico del defunto, ma intuisce subito che questi è perdutamente innamorato della vedova: la morte di Miguel Desvern, all'apparenza casuale e inutile, le si presenta cosi sotto una nuova luce. La protagonista capisce via via ciò che il lettore di questo noir metafisico comprende da subito: che la storia è molto più complicata di quanto possa apparire. Dov'è la verità se di un avvenimento vengono proposte versioni sempre diverse, se appaiono inafferrabili persino i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le no-stre passioni? Cos'è l'amore se non la giustificazione per qualsiasi nostro atto, dal più nobile e altruistico al più scandaloso e deprecabile? Interrogativi e dubbi che in ultima analisi non troveranno soluzione perché raramente la lingua umana è in grado di agire in funzione della realtà e il più delle volte è solo strumento di continue, ulteriori mistificazioni.
Di questo autore ho letto solo "Domani nella battaglia pensa a me" e ne sono rimasta sconvolta e stupita. Marías scrive benissimo, crea situazioni incredibili e l'idea che si sia cimentato in un romanzo d'amore così complesso non fa che attirarmi. Anche perché credo tanto, tantissimo nell'amore e di come questo possa condizionare il nostro agire e il nostro essere, portandoci anche a compiere gesti che normalmente non faremmo.
Bene, questi sono i libri che voglio di più tra tutti quelli che vorrei. Aspetterò offerte, regali, prestiti o edizioni economiche per leggerli, perché, come già ho più e più volte ribadito, oltre che rampante sono anche un po' tirchia (o forse sono i libri che sono un po' troppo cari?) Voi li avete letti? Li consigliate o sconsigliate?
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