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Proprio ieri è terminato il mio rapporto di collaborazione con una rivista on line, una discreta rivista con la quale ho collaborato riproponendo una piccola raccolta di articoli a suo tempo apparsi come speciale on line della rivista LN-LibriNuovi, interamente dedicato al Cyberpunk. Una serie di articoli ovviamente datati ma che pensavo e penso possa essere utile per un'introduzione al genere. Debbo ammettere che a suo tempo - negli anni '90 - diedi un'importanza eccessiva al fenomeno Cyberpunk. Lo considerai - come capitò a molti - il nuovo della sf in arrivo e apprezzai la scelta di molti autori di sperimentare non soltanto il testo, inventando punti di vista spezzati, incoerenti, parziali e artificiali come la sf degli anni precedenti non aveva sviluppato, ma anche la sua forma, utilizzando raffinatezze stilistiche nuove per la fantascienza. In sostanza sembrava l'anello che mancava nel rapporto tra sf e mainstream. Ma non sono uscito dalla rivista per questo motivo. Il Cyberpunk era vecchiotto, certo, ma creava ancora un certo interesse, se non altro per la stranezza del tema scelto. Il motivo fondamentale è stato in realtà una lettera inviata dal direttore della rivista ai suoi redattori [*]. In questa lettera il direttore affermava: 1) Che i redattori dovevano scegliere con maggiore attenzione i libri da recensire, scegliendo titoli di maggior richiamo e scartando i titoli meno seguiti. Stessa regola doveva valere per gli editori, anche qui scartando i piccolissimi editori di scarso richiamo. 2) Che doveva cessare l'abitudine dei redattori di recensire libri pubblicati o autopubblicati dai redattori stessi. Ohibò. Cose in apparenza sacrosante, ma, a mio parere, tali soltanto in apparenza.
Ma facciamo un passo indietro. LN-LibriNuovi ha chiuso come rivista cartacea nel 2011, dopo 14 anni di vita, più di cinquanta numeri, undici numeri di Fata Morgana e tre speciali. Una montagna di carta che mi occupa un'intero piano di uno scaffale. Di LN-LibriNuovi sono stato co-coordinatore per altrettanto tempo ma non ho mai ritenuto di dover dettare norme di comportamento ai redattori. Nè ho mai ritenuto di dover proporre alcuni libri invece che altri. Se proprio ritenevo fondamentale - e col senno di poi direi che spesso erano semplice fregole poco motivate - che qualcuno recensisse il tal libro e nessuno sembrava preoccuparsi dei miei appelli, provvedevo di persona dopo un ultimo tentativo con l'altro co-coordinatore. Il motivo fondamentale di questo comportamento non era la bontà [**] ma la semplice constatazione che chi lavorava per LN lo faceva per il piacere di farlo, senza percepire alcuna mercede [***]. Ecco il motivo fondamentale per il quale trovavo quantomeno discutibile l'ukase emesso dal diretùr. Oltre a far rischiare alla rivista l'appiattimento al seguito dei grandi editori (il 10% dei titoli pubblicati è pubblicato da sei gruppi editoriali che in questo modo recuperano il 90% del fatturato del settore... e il 99% delle recensioni), non riteneva di voler recensire saggi, riduceva a poca cosa la presenza dei piccoli editori, non sembrava riconoscere la novità degli e-book e cancellava la possibilità per i redattori di apparire nella rivista per la quale lavoravano (gratis). Ho commesso l'errore di far educatamente notare il mio punto di vista e dopo una discussione nemmeno troppo animata e passabilmente educata su FB ho preso i miei quattro stracci e me ne sono andato. Non ho sbattuto la porta ma, come avrebbe detto Gaber «non ero di buon umore». Ma qual è la funzione di una rivista indipendente on line? Ultimamente sto leggendo L'ingenuità della rete, di Evgeni Morozov, un saggio del 2012 edito da Codice. Diciamo che un libro di quel genere fa nascere non poche perplessità sul mondo della rete. Il problema è in poche parole questo: se vuoi che la tua rivista abbia un futuro puoi puntare sull'estrema specializzazione - mi occupo di filatelia dell'Italia pre-risorgimentale e scarico la rivista perché è l'unica che se ne occupi - o sulla massima esposizione, scrivendo recensioni sui libri che la gente legge e discute. E così facendo ti adatti a leggere e recensire anche 50 sfumature di bordò o l'oroscopo di Branko. In fondo quelli sono i libri che la gggente legge. Il numero di passaggi scegliendo la seconda possibilità è assolutamente vitale. Più passaggi significa più movimento, più notorietà, la possibilità di inserire pubblicità, di lavorare (pagato) anche per altre testate e di ricevere a Natale gli auguri di Marina Berlusconi. Il che è come dire che on line riesci a essere visibile unicamente se ti allinei con i grandi gruppi.
Può sembrare un'esagerazione ma non lo è. Semplicemente una volta stabilito che l'unica legge che conta è quella dettata dai grandi gruppi editoriali allinearsi completamente è un semplice problema di tempo. E facendo bene il mio lavoro ne sarò compensato. Se, viceversa, ritengo di voler continuare a girare nei bassifondi in compagnia di autori autopubblicati ed editori con le suole sfondate non ne otterrò nulla. Al massimo un minimo di buon ricordo. «Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore» ha detto Bertolt Brecht e temo che questa frase sia diventata il mio motto. Ho lavorato in una libreria di qualità, scrivo libri poco letti, ho tenuto in piedi una rivista poco allineata... non male. Ma alla mia età non devo più preoccuparmi del mio futuro. Mi dedicherò ai piccoli editori e agli scrittori scrausi. È un lavoro duro ma qualcuno deve pur farlo. E tanti auguri alla rivista con cui non collaboro più.
[*] è piuttosto comico utilizzare lo stesso linguaggio sia per il Corriere della Sera che per una rivista on line nella quale nessuno percepisce un eurocent, ma è comunque corretto e il dizionario lo permette. [**] Non sono buono, non lo sono mai stato. Da piccolo scambiavo lo zucchero col sale, giravo le candeline a testa in giù nella torta, bruciavo formiche nel portacenere di mio padre e rubavo figurine ai bambini subnormali. E mi fermo qui giusto perché non mi viene in mente altro. [***] LN-LibriNuovi è stato in attivo per molti anni. Niente di stupendo ma comunque in attivo. Aveva un proprio bilancio separato da quello della libreria. Non lo dico per vantarmene ma semplicemente come dato di fatto e come dimostrazione che si poteva sopravvivere anche, tra l'altro, con una rubrica di poesia, una di storia contemporanea e una di fantascienza.
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