(1617-1692) Il frate cappuccino architetto del seminario di Matera
Da un po’ di tempo in qua mi vado rendendo sempre più conto di un pregiudizio, quasi inconsapevole, diffuso nel campo della ricerca storiografica. È l’idea che a fare la storia siano solo i grandi personaggi e gli eventi straordinari. Cartine geografiche ed enciclopedie, del resto, sembrano condannare ad un ingiusto oblio luoghi e figure che non lo meriterebbero, solo perché non rientrano in certi circuiti e parametri commerciali.
Gli stessi cultori di storia patria, troppo spesso, avvertono il peso di una ricerca laboriosa e costosa: anni di studio appassionato su di un argomento, per stendere a riguardo solo poche pagine; libri editi a proprie spese, o dopo umilianti questue all’industriale e al politico di turno; cataste di volumi regalati, con lo scrupolo di dover addirittura ringraziare chi abbia accettato l’omaggio; piccole e grandi conquiste culturali, snobbate dagli specialisti d’alto rango o rubate dal primo fiutatore di passaggio.
Chi però la storia locale la studia seriamente, senza manie di grandezza e atti di vassallaggio, vive il proprio impegno come una vocazione. Sa di spendersi per pura passione, senza preventivare alcun tornaconto, giocando a perdere e godendo semplicemente della condivisione di quanto investigato e messo in luce. Avverte il dovere morale della riappropriazione di una grande storia di minoranze, che appartiene alla collettività ed è fatta da piccoli grandi uomini, di piccoli grandi eventi, in piccoli grandi luoghi. La macrostoria, insomma, è la proiezione ingigantita di ogni microstoria… e consegnarla alla memoria è l’imperativo categorico di ogni vero ricercatore.
Con tali motivazioni di sottofondo, Antonio Fernando Guida riporta alla luce in questo studio la figura dimenticata di Francesco Cataldo da Copertino, frate minore cappuccino, valente architetto meridionale del Seicento. Con indubbia deformazione professionale, l’Autore pone in campo il suo spiccato intuito da colonnello dei Carabinieri e da avvocato, ricostruendo il puzzle biografico del frate architetto. Una particolare agilità storiografica e una certosina perizia archivistica, poi, gli permettono di collocarne la figura nel giusto contesto di riferimento, ripercorrendo di luogo in luogo l’iter professionale del francescano copertinese.
È così sottratto al tarlo del tempo un personaggio meritevole di ben altra considerazione, mentre sono evidenziati gli intrecci culturali di Terra d’Otranto in età moderna ed i vivaci interscambi in essa intessuti, dal tacco d’Italia alla Lucania.