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Libri: Il giovane Holden

Creato il 12 ottobre 2011 da Maurizio Lorenzi

holdenLa trama. Sono passati cinquant’anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell’aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e la sua “infanzia schifa” e le “cose da matti che gli sono capitate sotto Natale”, dal giorno in cui lasciò l’Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a “exemplum vitae”, e ciò ne ha decretato l’immenso successo che dura tuttora. È fuor di dubbio, infatti, che Salinger abbia sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l’immaginario collettivo e stilistico del Novecento, diventando un autore imprescindibile per la comprensione del nostro tempo. Holden come lo conosciamo noi non potrebbe scrollarsi di dosso i suoi “e tutto quanto”, “e compagnia bella”, “e quel che segue” per tradurre sempre e soltanto l’espressione “and all”. Né chi lo ha letto potrebbe pensarlo denudato del suo slang fatto di “una cosa da lasciarti secco” o “la vecchia Phoebe”. Uno dei grandi libri del Novecento che ha ancora tanto da dire negli anni Duemila.

Giudizio. Mi sono approcciato alla lettura con effettiva curiosità, in virtù della fama gloriosa del testo. Per buona parte di essa ne sono rimasto annoiato, poco coinvolto, sul punto di abbandonarla. Verso il finale però, ho iniziato ha percepire il reale senso delle gesta del giovane Holden Caufield ed è come se mi si fosse accesa la lampadina.  L’autore in fondo non ha fatto che rappresentare attraverso questa figura adolescenziale (anni ’50, ma sempre attuale) il senso di smarrimento che alberga in ognuno di noi che spesso si trova a fare i conti senza l’oste (quando invece l’oste vorrebbe prenderlo a schiaffi), ovvero a non capire (e gradire) tutto ciò che ci circonda, ci affianca e magari, non ci soddisfa come vorremmo. Holden è quindi ribelle, intollerante, scostante, un pò “matto” (come lo definiscono alcuni personaggi del libro) anche se in fondo si mostra un ragazzo ricco di principi, integro (soprattutto nell’amore verso la sorella e nel rispetto della figura femminile). Molto intrigante (perchè inatteso) il finale, in cui l’autore stacca di netto con la storia e chiude scrivendo “Non raccontate mai niente a nessuno, se lo fate, finisce che sentirete la mancanza di tutti”. Nel complesso resta un libro controverso, amato e odiato nello stesso istante, osannato oppure accusato di essere stato sopravvalutato. Personalmente, il consiglio è quello di leggerlo, in modo di maturare la propria idea. Consigliato, ma non per tutti.


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