Costanza Bondi
Quando Andrea, consigliato da miei carissimi e stimati amici, si è rivolto a me perché curassi la stesura del suo libro, sin da subito ne ho percepito lo schietto entusiasmo che si leggeva nei suoi occhi. E quindi, prima ancora di analizzare il suo scritto dal punto di vista grammaticale e sintattico, ho deciso di accettare l’incarico. La sua forza propositiva, la sua gioia inerente il progetto e la sua volontà nel portarlo avanti sono stati i fattori decisivi per la mia scelta. La sua umiltà, pregio di cui pochi, peraltro, possono al giorno d’oggi pregiarsi, è una dote che lo ha portato dapprima a liberarsi catarticamente della disavventura “disoccupazione” tramite la stesura della propria esperienza, per metterla così ad uso del prossimo, e in seguito ad utilizzare la propria debolezza in un vantaggio di vita. Dote, appunto, non da molti. Riprova ne sia che Andrea, attualmente, è di nuovo e felicemente occupato.
Nel mio lavoro di correttrice e curatrice editoriale ho cercato, in questo caso più che in altri, di stravolgere il meno possibile lo stile narrativo dell’autore. Sebbene – non lo nego – la sintassi de “Il Sambucario” spesso avrebbe richiesto interventi tecnici da parte mia di gran lunga più incisivi. I quali però sarebbero risultati, al contempo, invasivi. Ho preferito pertanto mantenere lo stile lessicale di quell’elementare essenza che appartiene ad Andrea, quarantenne schietto e non pretestuoso tanto nella vita quanto, appunto, nella scrittura: cosa quest’ultima che della prima è semplicemente una squisita declinazione! Un esempio su tutti è il bisogno di fluidità di pensiero che in Andrea si insinua sottile, in linea teorica, sin dalla prima riga; in linea pratica, con la realizzazione di tale progetto. Ecco perché ho voluto intitolare questo suo lavoro “Il Sambucario”, in memoria di quell’antica macchina da guerra – inventata da Eraclide di Taranto attorno al III secolo a. C. – che veniva utilizzata per dare la scalata alle mura della città poste sotto assedio: la sambuca, appunto! Una scelta mia, quindi, ma fatta in nome di quella determinazione che Andrea… già porta nel proprio cognome…
E ancora, ecco quindi come, con il suo “Sambucario”, Andrea ha scalato oggi, assediandole, tutte le difficoltà incontrate nel mondo del lavoro, fino a toccare con mano la tanto temuta disoccupazione. Ma Andrea, no, non si è dato per perso e con la sua fluidità narrativa, col suo stile lessicale atto a scalare i cuori di chi legge, ci ha proposto questo diario che ai giovani si rivolge perché mai perdano la fiducia in se stessi, e ancora meno accettino, con predestinazione, il corso degli eventi. A cominciare da quelli lavorativi. Un’esperienza, quella di Andrea, che l’autore stesso mette a disposizione di chiunque, trovandosi disoccupato, abbia la sua stessa forza per scalare e per assediare gli eventi negativi. Buona lettura e… buona scalata a tutti…
Costanza Bondi