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Libri (inconfondibili odori)

Da Nubifragi82 @nubifragi

L’anno scorso, all’incirca in questo periodo, digitavo i miei pensieri indigesti dall’isola di Malta. In quel fricandò di popoli balcanici, arabi, fenici, italici (meglio dire italioti) con contorno di cash inglesi e scandinavi, mi capitò di riflettere riguardo all’importanza dell’olfatto, le emozioni e i ricordi che uno specifico odore è in grado di scatenare nella mente. Nel caso specifico, l’odore che la mia valigia aveva ereditato dal container con cui attraversò l’oceano indiano me ne riportò alla mente un altro, a me particolarmente familiare: quello del treno. Pensare al treno in un’isola dove i treni non esistono. Scherzi dell’olfatto. Non c’è che dire, è indubbiamente il mio senso più sviluppato. Sono un classificatore di odori: capelli di donna, spezie, temporali, rifiuti, cucine di ristoranti, mobili. Niente sfugge alla furia catalografica del mio naso.

E poi i libri. La scorsa settimana passeggiavo tra gli scaffali di una nota libreria cittadina. Tra un libro di personaggio televisivo e un ricettario culinario, frugavo nella mediocrità dell’offerta editoriale. Guardavo, sbirciavo, tastavo e rimettevo a posto. Ma ecco gli Oscar Mondadori. Ottimo catalogo, non c’è che dire. E poi, quella carta… davvero un’invitante fragranza. L’odore di un libro è un biglietto da visita, un breve assaggio delle ore che trascorrerete insieme. Ad ogni pagina sfogliata la dolce fragranza della carta vi accarezzerà le narici come una leggera brezza e vi inviterà ad infilare il naso nella rilegatura, dove l’aroma è più persistente. E poi, vi è mai capitato di essere indecisi tra due titoli? Affidatevi al vostro naso. Non tutti i libri hanno le stesse qualità organolettiche e non tutti i volumi hanno fragranze piacevoli. Ci sono le carte patinate, da evitare, e i libri vecchi, il cui odore è spesso impregnato di piombo e altamente sgradevole. Mondadori ed Einaudi degli anni cinquanta e sessanta hanno un odore particolare e inconfondibile, come quelle rilegature destinate a rompersi nel giro di poche letture. Edizioni degli anni settanta e ottanta non sono, purtroppo, invecchiate altrettanto bene, l’odore è lontano, dimenticato. I bestseller del momento sono il più delle volte asettici come il loro contenuto, diversamente piccole case editrici hanno spesso fragranze sorprendentemente inebrianti. Il mio personalissimo Premio Strega al miglior odore di libro va senza dubbio a Feltrinelli e Adelchi: i primi per la capacità, a distanza di anni e riletture, di mantenere inalterata la fragranza tra le pagine, i secondi per quell’aroma delicato e non facilmente percettibile, ma denso di inusitate esperienze.

Ed ora, terminato di scrivere le inutili baggianate che un destino perverso mi ha costretto a digitare, guardo il libro che mi attende sul comodino: J. Coe, La famiglia Winshaw. Un gran bel libro. Del resto, il mio naso non fallisce mai.

Lunga vita al cartaceo!



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