Libri: La combattente, storia di una donna sul ring (by Alessio Pediglieri)

Creato il 11 maggio 2013 da Simo785

Articolo originale pubblicato dal sito Strettamente Personale (http://alessiopediglieri.blogspot.it/) sito aderente all’Unione SPORTMOD (www.sportmod.it).

E’ uscito per Lìmina l’appassionante autoritratto di Stefania Bianchini, “La combattente”. Per descrivere questo romanzo di sport e di vita, occorre partire da un adagio: “Non si può sparare con un cannone da una canoa”. E’ la filosofia all’origine del metodo d’allenamento che Stefania Bianchini ha abbracciato sul finire della sua carriera e che oggi propone nei suoi corsi di pugilato, kick boxing e difesa personale. E non è esagerato scomodare il termine filosofia, perché in sport di combattimento come quelli in cui Stefania ha primeggiato a livello mondiale, la chiave di tutto è proprio il baricentro; quell’ideale punto d’equilibrio dal quale attaccare o schivare, portarsi a misura o sottrarsi.
Il tema dell’equilibrio – che è poi un duplice punto d’appoggio, fisico e interiore – rappresenta in questa autobiografia una sottile linea esistenziale che separa il trionfo dall’insuccesso, la felicità dal dolore. Ed è la ragione per la quale discipline che soltanto in superficie possono ritenersi violente diventano, alla fine, un gioco di leve e di fulcri, di distanze e di momenti, di spazio e di tempo. Ecco perché il pugilato non può essere definito uno sport violento tout court, bensì incidentalmente cruento, come la stessa Stefania ama sostenere. Perché l’aggressività è subordinata all’equilibrio, la violenza scorre nel solco delle regole e la forza viene subito dopo il tempo dell’attacco. Il ring, in questo modo, si eleva a spazio etico dove la logora immagine dello sport come metafora della vita torna a essere più che mai pertinente.
Stefania Bianchini, dedicando la sua vita al ring, si è anche scontrata con i pregiudizi – della burocrazia sportiva, nello specifico – che fino al 2001 le hanno impedito di combattere con licenza italiana. Una volta sconfitta l’ottusità delle regole, Stefania non ha fatto che mietere successi, conquistando e difendendo fino all’ultimo il titolo mondiale dei Pesi Mosca: “Il mio titolo!”, dice ancora oggi con orgoglio.
Ne La combattente, Stefania ci racconta un percorso avvincente: la sua adolescenza nella contraddittoria Milano degli anni 80; la sua iniziazione agli sport da combattimento, partendo da un punto di vista femminile; la sua carriera, le sue battaglie dentro e fuori del quadrato, i suoi trionfi e le sue sconfitte. Nondimeno, il suo impegno contro la violenza sulle donne, una piaga drammaticamente sottaciuta ma che registra, ancora oggi, una vittima ogni due giorni.
Al termine di questo vero e proprio romanzo di sport, distante tuttavia dalla semplice cronaca sportiva, Stefania ci svela se, oggi che è diventata mamma della splendida Micol, ha trovato nella vita il suo punto d’equilibrio, alla ricerca del quale, tanti anni fa, ha iniziato a tirar calci e pugni senza più fermarsi: “Ma non posso svelarvelo ora – scherza Stefania –, vi rovinerei la sorpresa”….

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