di Costanza Bondi
Nella calura estiva perugina, un piacevole evento ha rinfrescato l’arte cittadina. Il maestro Carlo Pedini, musicista, compositore e direttore d’orchestra, perugino doc le cui musiche sono eseguite in tutto il mondo, ha presentato il suo debutto editoriale alla sala della Vaccara di Perugia, dal titolo LA SESTA STAGIONE. Una saga italiana in forma di romanzo in cui si raccontano sentimenti e ideali – serviti o traditi – che si svolgono nell’arco di 50 anni, precisamente dal 1934 al 1985, periodo in cui vengono tessuti i destini della storia d’Italia del ‘900. Le 700 pagine, edite da Cavallo di Ferro Editore di Romana Petri, e introdotteci ieri da Baldissera Di Mauro, sono state compilate dall’autore nell’arco di un decennio, in un percorso di estrema sensibilità artistica, così da risultare sorprendenti sia per gli avvicendamenti narrativi, sia per la struttura controcorrente di tipo ottocentesco che prende a riferimento, come sottolinea l’autore stesso, l’incrocio di suggestioni derivategli da Borges e da Mann. Un romanzo ambizioso, quindi, che restituisce il piacere della lettura, evinto dall’altrettanto piacere di chi scrive, caratterizzato dalla consapevolezza della lingua, dall’inizio alla fine di questa lunga storia, in un dinamismo stilistico che potremmo definire sicuramente musicale, proprio dell’autore. Lo sviluppo delle dinamiche interne è di particolare interesse: i meccanismi intellettuali e psicologici si intrecciano, infatti, a momenti di riflessione che si esprimono mai estrinsechi, quanto piuttosto sempre attraverso la fenomenologia della coscienza dei personaggi. Sin dall’affresco iniziale del romanzo, in cui vengono presentati tutti i protagonisti, tra cui Ottavio e Oreste: i due seminaristi dal carattere opposto che quindi rappresentano le due diverse modalità/consapevolezze/sensibilità di vivere sia la vita che la fede. Il romanzo, infatti, è ambientato in un microcosmo immaginario in bassa Toscana, in un contesto che prende spunto dal restauro di un dipinto, con la conseguente ricerca di risorse, necessaria per portare a termine tale proposito. Se vogliamo, LA SESTA STAGIONE è, in visione più ampia, la storia di una riorganizzazione della struttura della Chiesa, descritta appunto tramite le “stagioni” che la attraversano nell’arco temporale di riferimento del romanzo: dal fascismo nella sua fase aurea, passando per l’antifascismo, il Concilio Vaticano II, Papa Pacelli e Papa Giovanni XXIII, il ’68 con la sua deriva terroristica, fino alla dicotomia politico/sociale creatasi con Democrazia Cristiana da una parte e socialisti dall’altra. Il tutto verso una decadenza della diocesi che rispecchia, nel cammino descritto nel romanzo, un meccanismo di decadenza ben più generalizzato. Profonda è la passione civica di alcuni personaggi all’interno del cattolicesimo moderato, ricchissima la varietà di protagonisti che si incrociano e si alternano lungo il cinquantennio di ambientazione temporale di questo affresco storico, caratterizzato da una ambientazione già appartenuta nel tempo. La relazione tra eventi e coscienza la fa infatti da padrona: il perdersi della Chiesa all’interno di tradizioni e contraddizioni si trasforma ben presto in una ambiguità della realtà, quando la parte clericale si vede costretta a confrontarsi con la società civile. LA SESTA STAGIONE – non a caso entrata tra i dodici finalisti del Premio Strega – è quindi un romanzo che io, personalmente, definirei “densità storica, psicologica e narrativa”, in un percorso fenomenologico di vite e di destini, di intimità e di fermenti, in cui sarà il carattere di ciascuno dei personaggi descritti a farne dei protagonisti o delle vittime. Auguri quindi al maestro Carlo Pedini e complimenti al suo tentativo, peraltro ben riuscito, di trasferire nel campo della letteratura gli schemi, dettagliati e precisi, propri della musica.