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Libri: La storia di un matrimonio

Creato il 19 novembre 2011 da Maurizio Lorenzi

Libri: La storia di un matrimonioTitolo: La sto­ria di un matrimonio

Autore: Andrew Sean Greer

Edi­tore: Gli Adel­phi / Pagg. 224

 

La trama. Cre­di­amo tutti di conoscere la per­sona che ami­amo – ecco come esor­disce questo romanzo di Andrew Sean Greer.

Il let­tore si aspetta dunque fin da subito una vera e pro­pria dichiarazione di scon­fitta, di un qual­cosa di inelut­ta­bile che sta per accadere, a sovver­tire le con­sue­tu­dini e le abi­tu­dini cod­ifi­cate in una vita di coppia.

Un giorno un uomo, uno sconosci­uto si pre­senta inaspet­tata­mente a casa di Per­lie Cook, casalinga amer­i­cana e pro­tag­o­nista fem­minile del libro, per farle una riv­e­lazione scon­vol­gente sul mar­ito, insin­uan­dole un dub­bio e por­tan­dola a ricon­sid­er­are tutta la sua vita di donna innamorata. Un uomo venuto dal pas­sato per rubarle il futuro. Tut­tavia da appar­ente vit­tima di un des­tino che sem­bra pro­fi­larsi crudele e sub­dolo, Per­lie sco­prirà la sua dig­nità di donna, di madre, di por­ta­trice di val­ori veri e aut­en­tici, anche se volu­ta­mente tenuti appar­tati a causa delle con­ven­zioni sociali e di un vieto tradizionalismo.

Per­lie Cook com­pirà con grande dig­nità un per­corso di auto­con­sapev­olezza e conoscenza di sé attra­verso l’uomo che ama e al quale non vuole rin­un­ciare. Ella inizia ad inter­rog­a­rsi e a rac­con­tarsi, a nar­rare di sé, delle certezze a lungo e fati­cosa­mente costru­ite e che vede fran­tu­mate, in un attimo.

L’amara scop­erta nella vita di questa figura di donna va di pari passo con il dif­fi­cile momento della sto­ria amer­i­cana dei primi anni cinquanta: le ferite ancora aperte della sec­onda guerra mon­di­ale, l’incubo nucleare, la guerra di Corea, la seg­regazione razz­iale, il mac­car­tismo e la cac­cia alle streghe.

Questi eventi si inner­vano per­fet­ta­mente nella vita della pro­tag­o­nista e scor­rono veloci e tragici assieme ai suoi pensieri.

Metafora di una voglia di pro­tezione, Per­lie cerca rifu­gio all’interno della sua bella casa avvolta in un rampi­cante e vista come san­tu­ario, cer­chio magico, dove nulla può nuo­cere a lei o alla sua famiglia, dove si stem­per­ano le ten­sioni prove­ni­enti dell’esterno in pochi gesti con­sumati e con­sue­tu­di­nari. La casa vista come un traslato sul piano affet­tivo e con­cen­trazione di aspetti positivi.

Ecco chi è Per­lie Cook: una donna com­bat­tiva che non si piega alle con­ven­zioni sociali o alla ver­ità sul pas­sato del mar­ito, ma che vive il pre­sente in modo total­iz­zante, e saprà anche pagare di per­sona le scelte sbagli­ate e i pro­pri errori.

E’ vero che questo è un romanzo del non detto, del non com­ple­ta­mente espresso a voce, per una forma di pudore dei sen­ti­menti che invece irrompono con forza più delle parole, facen­dosi sen­tire comune e sostanzian­dosi nella forza che dà l’amore.

Giudizio. Leggendo questo romanzo mi sono chi­esta come fac­cia un uomo a scri­vere di donne con sen­si­bil­ità ed intro­spezione psi­co­log­ica a volte meglio delle donne stesse. Forse molti uomini hanno bisogno di vivere — anche solo scrivendo — aspetti di sé che ancora oggi ven­gono con­siderati ille­git­timi o poco per­ti­nenti. Uno scrit­tore che descrive l’affettività e i pen­sieri più intimi di una donna è prob­a­bil­mente molto più tes­ti­mone di se stesso di quanto non lo sia una donna. Un uomo diventa un raf­fi­nato scrit­tore di cose fem­minili quando final­mente riesce a lib­er­arsi della sua imposta mas­col­in­ità e ad esprimere al meglio la parte fem­minile che alberga in lui, un tempo di dif­fi­cile esplic­i­tazione, sve­lando una inusi­tata capac­ità di ascolto. Andrew Sean Greer entra in punta di piedi nel mondo di Per­lie Cook, che poi è il mondo di tutte noi, quasi a non voler dis­tur­bare, e che rende vivo e viv­i­f­i­cante con stra­or­di­naria e inar­riv­abile bellezza di linguaggio.

Cre­di­amo tutti di conoscere la per­sona che ami­amo: esor­dio ed epi­l­ogo in un unicum indis­sol­u­bile. Forse conos­ci­amo la per­sona che ami­amo molto di più di quanto non vogliamo ammettere.

 

A cura di Maria Irene Cimmino


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