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Partiamo da un autore davvero imperdibile per gli appassionati dell'hard-boiled: oltreoceano in parecchi hanno scomodato paragoni illustri accostando il suo nome a due maestri del genere noir come Raymond Chandler ed Elmore Leonard, ma P.G. Sturges - giunto nei lidi nostrani grazie a quelle instancabili sentinelle occhiute che sono i ragazzi della collana Revover (Edizioni BD) con il romanzo La scorciatoia - ha un suo precipuo carisma che non mancherà di farsi strada anche in Italia senza bisogno di altisonanti numi tutelari. Nato a Hollywood nel 1953, Sturges è figlio d’arte: il padre era infatti il celebre regista e sceneggiatore Preston Sturges, Oscar 1941 per la migliore sceneggiatura originale per il film Il grande McGinty. Pubblicato per la prima volta negli States nel 2011, La scorciatoia rappresenta il suo esordio. Il protagonista del racconto è Dick Henry, un ex poliziotto di Los Angeles che si guadagna da vivere risolvendo, in modo più o meno lecito, le grane altrui. Ama definirsi la «Scorciatoia», anche se di fatto si tratta del classico duro dal cuore tenero: spaccone, manesco e irriverente, ma nel profondo dell’animo incline ai buoni sentimenti. Ottima scrittura, ritmo mai deficitario e stordente carica di empatia coi protagonisti. Da leggere subito!
Passiamo poi a un autore nostrano che lentamente, cacchio-cacchio tomo-tomo, sta scolpendo il suo nome a chiare lettere nella walk of fame dei giallisti de noantri: stiamo parlando di Piergiorgio Pulixi, classe '82, esponente del collettivo di scrittura Sabot creato da Massimo Carlotto. Insieme al mitico inventore del personaggio dell'Alligatore ha pubblicato Perdas de Fogu, (edizioni E/O 2008), e singolarmente il romanzo sulla schiavitù sessuale Un amore sporco inserito nel trittico noir Donne a Perdere (edizioni E/O 2010). Con Una brutta storia (sempre E/O) ci parla di un gruppo di poliziotti. Ma Mazzeo e i suoi ragazzi non sono poliziotti comuni: sono una banda di sbirri corrotti in seno alla Narcotici, che dopo una feroce guerra di bande contro il narcotraffico hanno preso il controllo delle strade con pugno di ferro. Ma quando sulla loro strada spunta il cadavere di un criminale ceceno le cose si complicano imprevedibilmente. e per uscire da questa brutta storia Biagio Mazzeo dovrà scendere a patti con la sua stessa anima. Una brutta storia è allo stesso tempo una grande saga criminale e un dramma poliziesco in piena filosofia Sabot/age, un romanzo di cruda verità davanti al quale è impossibile rimanere indifferenti.
E poi Il condominio di Stanley Elkin (Minimum Fax). La storia è presto detta: Marshall Preminger, trentasette anni, un infarto e una carriera fallita come conferenziere alle spalle, viene raggiunto improvvisamente dalla notizia della morte del padre. Della ricca eredità non resta che un appartamento in un condominio del North Side. Tra loschi uomini d’affari ebrei determinati a riscuotere gli arretrati, vicini di casa sfrontati e impiccioni, onnipresenti comitati di inquilini, il condominio si rivela una vera e propria microcomunità strutturatissima, repressiva e follemente autarchica. Per il malcapitato Marshall la nuova residenza si trasformerà in una prigione dalla quale le possibilità di evasione si assottiglieranno sempre più. Un romanzo a tratti disturbante, d'indubbio valore e grande qualità letteraria.
Perché non approfittare, inoltre, della stagione estiva per rileggere un must come Acqua nera? (appena ristampato da il Saggiatore): 4 luglio, metà anni '90. Grayling Island, Maine. Una Toyota nera corre a tutta velocità. È notte e gli alberi riducono la visibilità. Al volante un senatore degli Stati Uniti, uomo grande e rassicurante, guidatore aggressivo e alticcio, macina la strada con aria decisa: gli restano solo pochi minuti per raggiungere il traghetto che porterà lui e la giovane Elizabeth "Kelly" Kelleher, appena conosciuta nel corso di un esclusivissimo party, verso la terra ferma. Poi, una curva, gli pneumatici perdono aderenza, l'auto impazzita esce di strada, sprofonda nell'acqua nera dell'Indian River. L'uomo riemerge dalla palude e si salva. Ventisei anni, una laurea in Storia americana, una ricerca sulla figura del Senatore, Kelly Kelleher perde la vita. Da questo episodio di cronaca che sconvolse l'America (l'uomo era Ted Kennedy, la ragazza la sua giovane segretaria), Joyce Carol Oates ha tratto un romanzo intenso, una storia che scorre nei minuti in cui Kelly, intrappolata nell'auto, ripercorre per rapidi lampi le ore precedenti l'incidente e la sua intera esistenza. La coscienza abbandona la ragazza, le immagini le affollano la mente mescolandosi e correggendo la sua imprecisa visione della realtà. Ricordi e riflessioni, impressioni e brani di dialogo si alternano in una serie di schegge sempre più confuse. Attorno a questa cupa istantanea, reiterata senza pietà capitolo dopo capitolo, Joyce Carol Oates assembla un quadro brutale della tracotanza del potere e della politica.
Infine, sempre della Oates, un modo per ricordare un'icona cinematografica della cui morte ricorrono in questi giorni i cinquant'anni: Blonde (Bompiani) è un romanzo splendido e struggente, scritto con uno stile visionario che sovente evoca l'onirico, interamente inperniato sulla indimenticabile figura di Marilyn Monroe. Non sempre il confine tra ciò che è realtà nella storia e ciò che invece scaturisce dalla mente della protagonista è nitido, ma la grande scrittrice statunitense immortala una Norma Jeane (vero nome della diva) piena di fascino, una donna dalla volontà d'acciaio ed un talento indiscutibile. Pregi racchiusi però in un'anima insicura, bisognosa d'amore, perversamente e irrimediabilmente votata all'autodistruzione. Ti viene voglia di proteggerla, di salvarla dagli altri, da Marilyn, dal mondo che la circonda e soprattutto da se stessa. Inarrivabile.
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