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Tra poco si ricomincia. Anzi mi è già capitato. Parlo di ciò che ha conquistato massicciamente la televisione e che fa sempre più spesso capolino sul Web. Un'invasione di melassa che trabocca fuori dallo schermo a bagnare i tappeti e infeltrire le tovaglie, rendendoci tutti più astiosi e cattivi o più malinconici e solitari. Il Natale. ...Oddio! Tra poco si parte con la ricerca più o mano affannosa di regali, che devono essere diversi da quelli dell'anno precedente, anche se la persona alla quale deve andare il regalo non è cambiata, non ha cambiato gusti e continua ad apprezzare oggetti appartenenti alla stessa famiglia di quello regalato, del tipo camicie/ cravatte/ papillon/ gilet o pipa/ nettapipa/portacenere/portatabacco. Io come mi regolo? Semplice: con dei libri. Una volta, a causa del mio lavoro in libreria, dovevo evitare il più possibile i libri per ovvi motivi. «Eh, regala libri perché non li paga», affermazione corretta a patto di aggiungere «subito». Magari nessuno lo pensava davvero ma era inevitabile sospettarlo. Sicché niente libri, obbligandomi a pericolose indagini nel tentativo di capire quali fossero i gusti - musicali, gastronomici, odoriferi o estetici - di donne e uomini ai quali ero chiamato a fare un dono natalizio. Ma lo stesso problema si poneva agli amici che volevano farmi un regalo: «Vorrai mica regalargli un libro?». Già. Vien voglia di aggiungere: «Eh sì, ne ho già uno». Il risultato erano scelte spesso opinabili in materia di dischi o di soprammobili, gli uni frequentemente fuori bersaglio in rapporto ai miei gusti gli altri in qualche occasione meritevoli di scomparire in soffitta dopo una brevissima stagione sulla libreria. Uno dei problemi era il fatto che i miei gusti musicali - non esattamente riconducibili a un qualche genere preciso - erano affari miei e non mi capitava quasi mai di discuterne pubblicamente. Il risultato era quindi fatalmente: «Ti ho regalato questo perchè piace a un sacco di gente». Sorvoliamo. Ma anche adesso i libri risultano un genere poco frequentato da chi si ricorda di me per Natale. In fondo sono sempre un ex-libraio, quindi un soggetto pericoloso. Viceversa non ho più motivi per astenermi dal regalare libri. Regolatevi.
... È di oggi la notizia che un pugno di eroi, ex-autori Bompiani, ha rinunciato alla distribuzione Mondadori per creare una propria casa editrice, «La nave di Teseo». Tra i transfughi l'ex-direttrice editoriale di Bompiani, Elisabetta Sgarbi e con lei Umberto Eco, Sandro Veronesi, Hamif Kureishi, Tahar Ben Jalloun, Edoardo Nesi, Furio Colombo e altri già arrivati o in arrivo, molti dei quali hanno personalmente contribuito alle finanze della neonata casa editrice. La distribuzione del nuovo editore sarà appannaggio del gruppo Messaggerie Libri, idem la promozione. Come dire, a parte ogni altra considerazione, il meglio del catalogo RCS. Non a caso gli stessi soggetti che a suo tempo firmarono petizioni, rilasciarono interviste, dichiararono in più occasioni che non avevano intenzione di entrare nel futuro gruppo Mondadori-Rizzoli, o Mondazzoli come scrivono i detrattori.
Non posso sinceramente nascondere una certa soddisfazione nel vedere che ciò che il management dispone trova ancora qualcuno che nonostante rifiuta e che è disposto a giocarsi tempo, denaro e fatica pur di mettere il bastone tra le ruote ai potenti e ai potentati. Questo non significa che trovo automaticamente bellissimi i libri che costoro scrivono - i miei gusti personali non entrano nel gioco - ma ho motivo per apprezzare il loro gesto. Poi qualcuno dirà che in realtà Mondadori non aveva intenzione di rinnovare i contratti, che qualcuno era in pieno declino, che qualcuno era comunista - accusa che di questi tempi va bene per tutti -, che Elisabetta Sgarbi odiava Marina Berlusconi e ha portato con sé i suoi autori, che si tratta di Signori Autori troppo ben abituati da tollerare interventi esterni, che tanto l'editoria è in crisi e che la Nave di Teseo non terrà il mare a lungo ecc. ecc., fatto si è che, in assenza di un intervento diretto del potere politico, qualcuno si è ribellato e se n'andato. Magari persino perché ha un concetto vago e torpidamente comunista di un'editoria libraria libera, aperta a tutti, senza un padrone delle ferriere che decide che cosa pubblicare e che cosa no. Poi è molto probabile sarà Amazon a decidere del futuro degli editori storici italiani e degli autori, ma intanto, per questo momento, lasciatemi essere contento.