Allora, mettiamola così. Oggi non piove ma c’è freddo, e questo tempo uggioso mi scombussola pure i lobi delle orecchie. Quando ci sono giornate come questa (cioè da circa due mesi ), vorresti che qualcosa di bello e appagante ti sorprendesse quando meno te lo aspetti. E aspetti e aspetti e aspetti… fino a che non ti spuntano i muschi e i licheni pure sulle gengive. Poi capita che mentre stai andando in ufficio, guidando su due ruote e facendo acrobazie che nemmeno gli stuntmen di 007, passi davanti alla tua ex libreria preferita. Ex nel senso che l’hanno chiusa e avevo già fatto suonare le campane a morto, dicendo addio alle mie ore passate a frugare sugli scaffali, alle conversazioni con Lino (il libraio), ai consigli sulle buone letture e alle ordinazioni di libri, dvd e varie altre pubblicazioni che desideravo. Insomma, guardo nostalgica quella che era la mia libreria preferita e scopro, con orrore, che stanno aprendo l’ennesimo punto scommesse. Il piede preme convulsamente il freno, mi fermo un attimo e controllo se per caso il caffè non sia riuscito a imboccare le vie ordinarie e sono ancora in fase rem. No, l’insegna c’è davvero e sembra prendermi in giro. Mi avvio verso l’ufficio con 22 diavoli per capello. Mi sento quasi orfana. Se poi penso che dovrò accontentarmi dell’altra libreria dietro l’angolo, mi viene una sincope irreversibile. Ci sono stata una settimana fa e ho giurato, mai più. Non solo l’assortimento è tanto inutile quanto confuso, ma il tipino addetto all’accoglienza dei clienti mi ha consigliato 2-3 libri che gli avrei fatto ingoiare dalla parte più larga. E poi aveva un alito che nemmeno un ornitorinco…