Paola Randi sul set di Into Paradiso
Paola Randi, regista di Into Paradiso, ha vinto Bimbi Belli, il festival per esordienti curato da Nanni Moretti. Intanto complimenti per la vittoria. Sei al tuo primo film e già esiste un Paola Randi fan club! Li conosci?
Ma certo! Sono Beatrice, Sissi e Riccardo, i miei stupendi nipoti, insieme alle loro mitiche mamme, le mie migliori amiche da sempre. Hanno fatto una cosa favolosa!
Ok… che cosa hai fatto prima di diventare regista?
Avendo cominciato tardi, ho fatto tante cose. Mi sono laureata in legge, ho fondato insieme a Chiara Sforni e Federico Parenti una rivista di teatro di ricerca e un festival a Milano, ho dipinto, fatto musica, teatro. Lavorare con mia madre è stata poi un’esperienza straordinaria durata 12 anni. Mia madre era una grande donna che lottava per i diritti delle donne nell’economia. Ho cominciato facendole da assistente e da interprete, per poi occuparmi di formazione. Mia madre, con la sua Associazione, ha inventato i primi corsi di imprenditoria femminile per donne disoccupate di lunga durata, o che dovevano reinserirsi nel mondo del lavoro dopo la maternità. Con lei ho viaggiato molto, incontrato persone straordinarie e fatto esperienze uniche. Ad esempio mia madre ha promosso, in Sud Africa, il primo congresso internazionale in cui partecipavano persone dell’Africa Nera. Mandela era appena stato liberato ed era ancora presidente De Klerk. Ho visto il mondo da un altro punto di vista e con una guida di caratura unica.
Immagino che questa domanda te l’abbiano già fatta, ma è inevitabile chiedersi come mai una milanese sia andata a indagare la multietnica casba napoletana? Come nasce l’idea di Into Paradiso?
Volevo fare un ritratto dell’Italia multiculturale contemporanea, ma volevo farlo con ironia e ribaltando le prospettive. Ho trovato a Napoli quello che cercavo: scugnizzi che giocavano a calcio, accanto a ragazzini srilankesi che giocavano a cricket. Napoli è una città cosmopolita con una grande tradizione d’accoglienza. Mi ha accolto con calore e, lasciandomi condurre, ho avuto il privilegio di fare un giro di valzer con lei.
Isabella Ragonese e Paola Randi, vincitrici di Bimbi Belli
Sei stata selezionata per il Talent Campus della Berlinale, dove hai avuto docenti come Ken Loach, Mike Leigh, Stephen Frears, Anthony Minghel- la, Walter Murch e Alan Parker. Quindi un semi- nario con Werner Herzog. Chi ti ha più colpito e interessato tra questi grandi artisti?
Impossibile dirlo, ognuno di loro è stato fonte di ricchezza. Il metodo di Mike Leigh mi ha molto colpito. Lui lavora senza sceneggiatura, su un’idea. Poi sceglie subito gli attori e fa con loro sei mesi di prove. Durante questo periodo agli attori non è permesso incontrarsi perché nessuno di loro sa nulla della storia degli altri personaggi, o di quanto grande sarà il ruolo che interpreta. Ognuno lavora a lungo sul proprio personaggio, finche’ non lo possiede talmente bene da poter agire e interagire con gli altri completamente a suo agio. Dalle improvvisazioni nasce la storia. Herzog è stato magnifico nel rispondere ad un ragazzo che si lamentava di quanto è difficile esordire in Italia. Ha detto che non ci sono più scuse, visto che esiste il digitale. “Prendi una telecamera e fai un film. Qualcosa te ne verrà di sicuro.” Ipse dixit.
Quali sono i tuoi dèi cinematografici?
Impossibile elencarli tutti. Diciamo i primi che mi vengono in mente stasera in ordine sparso: Billy Wilder, Paul Thomas Anderson, Kubrik, Hal Ashby, Monicelli, Scola, Fellini, Melies… no, mi fermo perché mi sembra di stare facendo la formazione di un dream team di calcio!!
E quelli letterari?
Ci sono i libri della mia infanzia, quelli che mi hanno illuminato in gioventù, i libri incantatori, i libri dell’influenza, i libri salvavita e i libri che (come certi film) è consigliabile rileggere sempre. I libri, comunque, per me, sono indissolubilmente legati a momenti specifici della mia vita e solo a nominarli evocano atmosfere, luci, perfino profumi e sapori che mi dipingono un sorriso nostalgico. Ne cito alcuni.
Libri dell’infanzia: I ragazzi della via Pal (che solo a scriverlo mi commuovo), Per un sacchetto di biglie, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Piccole Donne (tutta la saga), Agata Christie, Il buio oltre la siepe, Tutte le fiabe (una splendida raccolta illustrata di fiabe da tutto il mondo)
Autori di incanti di gioventù: De Carlo, Hesse, Primo Levi, Ammanniti, Gibson, Marquez, Gide, Joyce, Virginia Wolf, Neruda, naturalmente Baudelaire e un po’ di Bukowsky.
I libri dell’influenza, ovvero quelli letti inchiodata a letto con 39 di febbre: tutto Harry Potter, tutto Stieg Larson, Il Codice Da Vinci.
I miei autori salvavita che colgo l’occasione di ringraziare dal profondo del cuore: Isabel Allende, Jorge Amado, Umberto Eco, Ernest Hemingway, Thomas Mann, John Fante, Luther Blisset.
Da rileggere sempre: L’Orlando furioso raccontato da Italo Calvino, le Lezioni americane di Italo Calvino, L‘Iliade e l‘Odissea, Le mille e una notte, di Shakespeare tutto quello che volete anche più volte al dì.
Leggi tanto, poco, o niente?
Leggo sempre di più.
Libri di carta, o ebook?
Libri di carta. Ancora non ho approcciato l’ebook e la carta mi dà un gusto particolare, lo ammetto, anche l’odore è magico.
Che libri metterai in valigia questa estate?
Carlos Zafon e una raccolta di Racconti d’amore dell’Ottocento.
Le tue serie preferite?
Adoro le serie televisive da quando sono nata. Dalla Famiglia Bradford a Ralph Supermaxieroe, passando per Attenti a quei due, Ai confini della realtà e Charlie’s Angels, non me ne sono persa una.
Ora non ho la televisione da anni, ma internet, DVD e un bel proiettore mi danno grande soddisfazione. Negli ultimi anni le mie serie “prozac” (le vedo tutte insieme in momenti di crisi sentimentale o lavorativa, sono l’unica cosa che mi distrae) sono state: Lost le prime tre serie, Heroes, Mad Men, Doctor House, Breaking Bad e la mitica 24. Le mie serie “chicca”, ovvero alcune esilaranti serie inglesi, preferite, sono Faulty Towers, Extras e Father Ted.
Che rapporto hai con i social network? Quali e quanto li usi?
Credo che in generale Internet sia il futuro e credo anche che sostituirà completamente la televisione. Penso sia decisamente positivo, è internazionale, interattivo e ancora libero, anzi forse impossibile da controllare completamente, quindi evviva!
Per saperne di più di Into Paradiso vi rimando al mio post precedente