Come esordio direi proprio che non c'è male. Wonder è il primo libro di R. J. Palacio, alias Raquel Jamillo, pubblicato in America nel 2012 e campione di incassi con ben 55 settimane di permanenza nella classifica dei bestseller del New York Times. Cos'ha di speciale, direte voi? È un libro bellissimo, profondo, che fa riflettere. E il bello è che è nato come libro per bambini/ragazzi, ma in realtà è davvero un libro per tutti.
Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile.
Il protagonista è un giovane undicenne - August Pullman - affetto da sindrome di Treacher Collins, una deformazione craniofacciale che non compromette nessun elemento psicologico ma che ha reso la sua faccia davvero un problema, più per gli altri che per sé.
Se trovassi una lampada magica e potessi esprimere un desiderio, vorrei avere una faccia così normale da passare inosservato. Vorrei camminare per strada senza che la gente, subito dopo avermi visto, si volti dall'altra parte. E sono arrivato a questa conclusione: l'unica ragione per cui non sono normale è perché nessuno mi considera normale.
August, infatti, è un ragazzino coraggioso, determinato e pieno di voglia di vivere. Nonostante le decine di operazioni che ha subito non ha mai mollato, complice anche la vicinanza di una famiglia speciale che lo ha sempre fatto sentire amato e che l'ha protetto al punto che - arrivata l'ora di iniziare la scuola media - gli ha proposto di iscriverlo a una scuola pubblica. Auggie fino ai 10 anni aveva sempre studiato a casa, con la mamma, ma secondo i genitori l'isolamento e la lontananza dai ragazzi della sua età stava diventando un problema. La socializzazione è tratto fondamentale della vita e il giovane protagonista aveva bisogno di farsi degli amici. Superate le prime reticenze, August inizia un percorso nuovo, che lo formerà non solo dal punto di vista della conoscenza ma anche da quello umano. Incontrerà sul suo cammino persone speciali, come Summer, Jack e Charlotte, ma dovrà affrontare anche numerosi ostacoli, e questi si chiamano: bullismo, emarginazione, ignoranza e stereotipi adolescenziali.
Dietro alla storia di Wonder c'è tutta un'altra storia, che è quella svelata dall'autrice in una recente intervista al Telegraph.
Un giorno ero seduta su una panchina con i miei due figli e ho visto passare un bambina che aveva evidentemente la sindrome di Treacher-Collins, una rara malattia ereditaria che colpisce le fattezze di una persona lasciando inalterato tutto il resto. Ciò che mi ha colpito non é stata la ragazzina, ma la mia reazione : sono stata presa dal panico, temevo che mio figlio di tre anni vedendola avrebbe reagito urlando, come aveva fatto alla festa di Halloween. Mi sono alzata di scatto, come punta da una vespa, ho chiamato l'altro figlio e mi sono allontanata di corsa. Alle mie spalle ho sentito la madre della ragazzina che, con voce molto calma, diceva: "Forse è ora di tornare a casa". Mi sono sentita un verme e non sono riuscita a dimenticare questa esperienza.
Riflettete: a quanti di voi non è mai capitata la stessa cosa? Io personalmente ammetto di aver lanciato sguardi non dico terrificati ma sicuramente sorpresi a qualche persona incontrata nella vita, di essermi sconvolta davanti alla non bellezza, di aver preso in giro e fatto sentire escluso qualcuno, solo perché "diverso" dal gruppo; e questo libro mi ha fatto tremendamente sentire in colpa. Grazie, però, al tono brillante di R. J. Palacio, al suo modo di raccontare limpido ed efficace, per nulla scontato né troppo retorico, ho capito che tutti possiamo migliorare, basta essere gentili.
Il libro merita davvero un posto speciale nel mio elenco di letture, perché fa ridere, commuovere, riflettere e stravolge un po' il nostro modo di vedere le cose. È una sfida ad essere se stessi anche nelle condizioni più avverse, a non soccombere mai a chi si crede più forte di noi e a camminare sempre a testa alta, non solo metaforicamente parlando.