
Tonia fu destata dal rumore prodotto dalla chiave nella serratura arruginita della porta. Una sottile lama di luce filtrava dalla feritoia. Mettendosi seduta sul gelido pavimento, si massaggiò la nuca per alleviare il torcicollo causato dal fatto di essersi addormentata contro lo sgabello.
Un improvviso flusso di terrore le percorse le vene. E' giorno e lui è venuto a uccidermi! Si mise in piedi a fatica prima che il suo carnefice avesse avuto il tempo di aprire la porta. Doveva mostrargli una faccia ilare e tutta la spavalderia che fosse riuscita a racimolare.
Quando l'uomo varcò la soglia, vide che portava ancora la maschera, benché la mancanza del suo enorme mantello gli conferisse un aspetto più umano di quello di un angelo vendicatore. Nonostante la fredda aria mattutita, si era rimboccato le maniche della camicia di mussola al di sopra dei gomiti, rivelando una pelle fortemente abbronzata e un sottile pugnale in un fodero di cuoio fissato con una cinghia attorno al braccio sinistro. Le minuscole gocce d'acqua che gli scivolavano dalle dita indicavano che si era appena lavato.
da: Tori Phillips, Canzone gitana, pag 43
Scritto da millecuori alle ore 17:02 del giorno: lunedì, 02 maggio 2011
