La scena cambia ancora una volta, e adesso vedo un tratto di strada e un tempo che preferirei non ricordare. Provo una fitta dolceamara di desiderio e di pena, perchè la scena mi fa ricordare uno dei pochi episodi dolorosi di quell'intera vita.
Dura un fuggevole momento. Io mi sveglio, con un senso di nausea e di stordimento, mentre il sole sorge. Balzo in piedi e corro vicino a un albero, dove mi piego in due e vomito. Ho già avuto tre figli, e so che cosa significa. Un rapido calcolo, e la consapevolezza che Enrico e io non siamo stati prudenti mi colpisce come una freccia. Ho concepito in Olanda.
E' solo il freddo, tutto qui. Possiamo coprire bene il bambino. E' solo il fumo del fuoco. Lo terremo lontano dai suoi minuscoli polmoni. Compreremo una mucca per avere latte e burro, una capra per nutrire il mio bambino più piccolo, e una pecora per la carne, in modo che io non soffra la fame e perda il latte per il neonato.
In preparazione di tutto questo, metto da parte ogni moneta e respingo la richiesta di Enrico di cucirgli una nuova camicia. Non possiamo permetterci la stoffa. Ho acconsentito di condividere la mucca con Emma per dimezzare il costo, e rifiuto ogni spesa non essenziale. Rammenderò la vecchia camicia di Enrico.
da Nell Gavin, Le mille vite di Anna Bolena, pag 229
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