Chi non ha mai bruciato la cena alzi la mano! Ecco, lo sapevo, tutti a guardarsi i piedi o a fischiettare… Dai, è un errore comune, e uno sbaglio facilmente perdonabile (meno male che esiste la pizza da asporto e il take away!). Mille cose da fare, i bambini che strillano (per chi ne ha), il telefono che suona nei momenti meno opportuni, e poi il campanello, il programma preferito alla tv… o un libro da cui non riuscite a staccare il naso – e non parliamo di ricettari! Un conto, però, è bruciare la frittata o lasciare troppo la pasta sfoglia in forno, un altro è bruciare una grande portata per una cena importante, a cui magari avete dedicato ore e ore del vostro tempo. Qui, oltre alla fame non saziata, entra in gioco anche il cattivo umore. Quindi che fare? A tutto c’è un rimedio, letterario s’intende.
Secondo Ella Berthoud e Susan Elderkin – autrici di Curarsi con i libri – la soluzione è Il ventre di Parigi di Èmile Zola. Già a fine Ottocento andavano di moda le saghe a puntate (ben 20, le sue!) e questo è il terzo volume sulle vicende dei Rougon-Macquart, una ricca famiglia francese di cui viene sviscerato tutto l’albero genealogico. Nel romanzo in questione viene più volte descritto il mercato alimentare vicino a casa di Florent Quenu, ricco di profumi, aromi e sapori invitanti: dal pesce alle verdure, dalla carne alla frutta, scorrerete le pagine con l’acquolina in bocca.
Le due biblioterapeute consigliano di leggerne alcuni passi ad alta voce, ai propri ospiti, cercando di convincerli che «anche se non l’aveste bruciata, la vostra cena non sarebbe stata gustosa come le prelibatezze che ci offre Zola». Magra consolazione, lo so. Magari la prossima volta andate sul sicuro con una delle ricette letterarie del blog!