Libroterapia – Paura di volare

Creato il 08 aprile 2014 da Bea23

La paura di volare è più diffusa di quanto crediamo. Mi imbatto spesso in persone affette da questo disturbo e devo dire che nel primo cerchio di amici più stretti ne conto sicuramente un paio. Cos’è che faccia paura, in realtà, non lo so. Forse siamo solo vittime di troppi telefilm con aerei che precipitano in mare aperto o finiscono su isole sperdute abitate da esseri maligni. Comunque se tra di voi c’è qualcuno che ha vissuto un’esperienza traumatica su un aereo e non ha intenzione di metterci più piede o, peggio, se c’è qualcuno che non è proprio mai salito su un aeroplano e non ha intenzione di farlo a breve, qui riporto i consigli delle due biblioterapeute di Curarsi con i libri, che (spero) vi aiuteranno a superare questo grande ostacolo.

Per chi deve affrontare un viaggio in aereo, magari per la prima volta, la prescrizione prevede del Travelgum e un buon libro. Ma non uno qualsiasi. La lettura consigliata da Berthoud ed Elderkin è Volo di notte di Antoine de Saint-Exupéry. Fabien è un pilota di un aereo postale che si trova a sorvolare le Ande nel bel mezzo di un ciclone. Visibilità zero, radio fuori servizio, un cielo nero come la pece. Questo sì che è un volo difficile, non quello che state affrontando voi, in business class, con un cocktail davanti e hostess sorridenti e carine a vostra disposizione. «Se il vostro cuore continua a battere forte – dicono le due libroterapeute – fatelo battere per Fabien e per il suo operatore radio, per la moglie afflitta che aspetta accanto al telefono, per il capo di Fabien, Rivière, che veglia sulla pista d’atterraggio. Oppure, se è per questo, fatelo battere per Saint-Exupéry, che scompare nel 1943 mentre sorvolava il Nord Africa».

Se, invece, non avete la benché minima intenzione di prendere un aereo, ma dovete comunque spostarvi da un continente a un altro, potete fare come Tiziano Terzani. Il libro Un indovino mi disse racconta il  viaggio in Asia che lo scrittore compì nel 1993, senza mai salire su un velivolo. Treni, navi, macchine, taxi e risciò furono i suoi mezzi di trasporto, e alcuni tratti li percorse anche a piedi. La “scusa” era che anni prima un indovino gli aveva predetto «Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai», ma il vantaggio che ne trasse fu di poter vivere un’esperienza unica, una “prodigiosa opportunità”.


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