Avete il fiato corto come se aveste appena fatto una corsa. Ma siete assolutamente fermi.
Vi batte il cuore a mille come se aveste visto un fantasma. Ma siete in ufficio e i fantasmi non esistono.
Iniziate a respirare a fatica. Vi gira la testa, neanche foste una trottola. I pensieri iniziano un circolo vorticoso da far invidia al peggiore dei tornado.
Se avete già sperimentato questa sensazione prima d’ora, state tranquilli. Siete in buona compagnia. Soffrite di quella che viene definita l’epidemia del secolo: lo stress.
In vista delle imminenti feste natalizie siamo tutti sotto stress. La corsa ai regali, l’organizzazione del pranzo di Natale e del veglione di Capodanno, le ultime cose da finire in ufficio per andare in vacanza senza pensieri…
Anche in periodi “normali”, quanti di voi si sono mai trovati davanti a un medico che, non sapendo individuare la causa dei vostri disturbi psico-somatici si è rifugiato in questa terminologia, poco scientifica ma molto realistica? Distruggendo poi ogni vostra speranza di guarigione, una volta affermato che allo stress non c’è cura, se non quella di smettere di fare ciò che si sta facendo? Ma se a causare tutto ciò fosse semplicemente la vostra vita? Che fare?
È necessario imparare a conviverci, alla bell’e meglio. Lo consigliano anche Ella Berthoud e Susan Elderkin nel loro manuale Curarsi con i libri. E il volume che suggeriscono come terapia è L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono. L’idea non è male: il protagonista è un pastore che, non avendo altro da fare (beato lui!), decide di salvare una remota regione della Francia che stava soffrendo la mancanza di alberi. Inizia, così, a piantare querce, betulle, faggi e a popolare la zona di piante e specie vegetali per mantenere, sostenere e nutrire la popolazione.
Altro che giardino zen. Seguendo le orme del pastore creerete veri e propri boschi in cui, se non altro, potrete rifugiarvi alla ricerca di un po’ di pace interiore.