La prima cosa da chiarire è che i licenziamenti collettivi rientrano a pieno titolo nei licenziamenti economici e che, pertanto, sono disciplinati dalla lettera c) del comma 7 dell’articolo 1 della legge 10 dicembre 2014, n. 183.
L’emendamento Gnecchi mirava soprattutto al “diritto alla reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato, nonché prevedendo termini certi per l'impugnazione del licenziamento” ed ha sottovaluto la esclusione “per i licenziamenti economici la possibilità della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, prevedendo un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità di servizio”.
Per risolvere il problema del mancato reintegro per i licenziamenti economici si è pensato di intervenire in Commissione Lavoro della Camera, la quale ha espresso il parere non vincolante sullo schema del decreto attuativo ed ha richiesto in modo obbligatorio l’esclusione dei licenziamenti collettivi dal decreto. Non a caso i proponenti dell’emendamento ed i sostenitori dello stesso hanno parlato di licenziamenti collettivi e non economici per rendere credibile invano il loro intervento.
Il Governo in sede di approvazione definitiva del decreto attuativo della delega in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti non ha considerato il parere non vincolante delle Commissioni Lavoro perché in contrasto con la letterac) del comma 7 dell’articolo 1 della legge 10 dicembre 2014, n. 183, la quale ha escluso chiaramente l’applicazione della reintegrazione dei licenziamenti economici, compresivi dei licenziamenti collettivi. Se il Governo avesse accolto il parere la norma sarebbe stata incostituzionale. Pertanto, l’accusa al Governo di aver ignorato il parere delle Commissioni è infondata.
Se la minoranza del PD fosse stata più attenta avrebbe potuto presentare, a suo tempo, un emendamento esplicito sul reintegro dei licenziamenti collettivi e non farsi promotore dell’emendamento sui licenziamenti economici, primo firmatario Gnecchi, che esclude la reintegrazione. Inoltre, avrebbe evitato di esprimere un parere contrario non vincolante contrario alla legge delega ed aprire un confronto strumentale e non risolvibile.
Stefano Ceccanti, costituzionalista, in risposta al collega Gustavo Zagrebelsky ha dichiarato: “ Il prof. Zagrebelsky sostiene oggi sul Fatto quotidiano che in materia di licenziamenti il decreto del Governo è andato oltre la delega. Evidentemente non ha letto la lettera c) del comma 7 dell’articolo 1 della delega, che riproduco qui sotto (*). È esattamente vero il contrario: la delega è così precisa nell’escludere il reintegro per i licenziamenti economici, che era invece il parere della Commissione Camera, scorporando i licenziamenti collettivi, a violare la delega. Il Governo, col decreto, ha rispettato la delega. Chi era contrario avrebbe dovuto emendare la delega, non cercare di aggirarla dopo.