Sapete cos’è il Liebster Award? Io fino a tre giorni fa non lo avevo mai sentito nominare. La mia conoscenza del web è decisamente settoriale, il tempo a disposizione è sempre troppo poco per tutto quello che vorrei fare e perciò sono costretta a tralasciare un bel po’ di cose. Ho in mente da anni alcuni articoli che ancora non sono riuscita a scrivere proprio per mancanza di tempo. Consulto alcuni grandi siti e poi mi fermo lì. So che se tutti facessero come me io non avrei lettori, ma se la scelta è fra leggere (in internet) o scrivere in genere io scrivo. Comunque domenica Progetto felice mi ha nominata per il Liebster Award, una specie di catena di Sant’Antonio in cui i piccoli blog si promuovono a vicenda cercando di darsi maggiore visibilità. Ringrazio la mamma/moglie ottimista di Progetto Felice, di cui non conosco il nome ma il cui blog si trova qui: http://progettofelice.wordpress.com/2014/10/10/giorno-felice-535/.
Il Liebster Award ha un regolamento, che posto qui:
• Postare il premio sulla propria pagina
• Ringraziare il blogger che ti ha nominato e linkare il suo blog
• Scrivere 11 curiosità a caso su te stesso
• Nominare 11 blogger che senti che meritino questa nomination e che hanno meno di 200 followers
• Rispondere ad 11 domande poste da chi ti presenta e chiedere ai tuoi nominati 11 domande.
Accidenti, compiti da svolgere! Vediamo…
Il premio l’ho postato.
La blogger l’ho ringraziata e linkata.
11 curiosità su di me? Ma a qualcuno interessano davvero?
1) Ho imparato a leggere prima di aver compiuto cinque anni. Ho un fratello più grande di me di un anno e mezzo, e nostra mamma gli ha insegnato leggere prima che andasse a scuola. Solo che a me non sembrava giusto che lui sapesse fare una cosa che io non sapevo fare, e così l’ho tormentata fino a quando lei non ha insegnato pure a me. Da quel momento non ho più smesso di leggere.
2) Mi piace fare sport ma ho sempre faticato a praticarlo con continuità. La società di atletica a cui mi ero iscritta mi faceva fare velocità (e io sono lentissima e detestavo gli allenamenti) quando avrei voluto fare fondo, perché non poteva permettersi di dare un allenatore solo a me. Ma far fare allunghi di 60 metri a una che vorrebbe fare dai 10.000 metri in su significa farla scappare, e infatti me ne sono andata. Ho giocato a softball, ma quando la società si è trasferita per problemi economici io non ho potuto andare nella nuova sede perché non c’erano i mezzi per arrivare fin lì (abitavo fuori Milano, e la società si era trasferita in un altro paese dell’hinterland con cui non c’erano collegamenti). Ho giocato a tennis fino a quando la mia amica non è rimasta incinta e mi ha abbandonata. Infine ho trovato un lavoro in cui i turni nell’arco di tre settimane mi hanno portata a lavorare sette giorni su sette fra le 10,00 e le 24,00, rendendomi impossibile l’iscrizione a qualsiasi corso. Certo, avevo ripreso a giocare a tennis con mio marito… fino a quando non sono rimasta incinta io.
3) Sono timida, almeno di persona. Non ho problemi a scrivere, ma parlare con qualcuno è tutto un altro discorso. Più persone ci sono e meno io parlo. Una volta la cosa era talmente esasperata da farmi star male, con gli anni ho lottato con questa mia difficiltà e la situazione è molto migliorata. Mi ha aiutata il lavorare con il pubblico, il trascorrere degli anni che mi ha fatta maturare e anche il tenere un blog che mi ha dato una maggiore sicurezza grazie al vostro apprezzamento. Ma basta poco perché io torni a cercare di mimetizzarmi con le pareti in modo che nessuno mi veda.
4) Mi sono diplomata al Liceo artistico. Nel disegno a mano libera me la cavavo discretamente, in quello tecnico ero molto brava, anche se non disegnando più da anni sono decisamente arrugginita.
5) Ho anche un secondo diploma, quello Magistrale. Grazie a questo diploma ho insegnato religione (io? ma mi ci vedete?) a bambini delle Scuole Materne (un anno) e delle Scuole Elementari (due anni). Me ne sono andata perché non sopportavo la maleducazione di un certo numero di genitori e lo snobismo di alcune colleghe che mi trattavano da maestra di serie B. Non mi sono mai pentita di aver lasciato la scuola.
6) Ho frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia con indirizzo in Storia dell’Arte. Ho abbandonato dopo aver superato 19 esami. Gli esami per me erano una tortura, sono stata capace di scoppiare a ridere come un’isterica, e di andare avanti per cinque minuti, alla prima domanda, prima di calmarmi e sostenere un esame che mi piaceva e in cui alla fine ho preso 29. Il che significa che non era la mancanza di preparazione a farmi brutti scherzi, ma un inesistente controllo del mio sistema nervoso.
7) Lavoro in libreria dal 2001, lavoro che volevo fare. Ho invianto una cinquantina di curriculum a tutte le librerie di Milano prima che una decidesse di chiamarmi, al secondo curriculum che gli ho inviato. Il lavoro mi piace, anche se a volte la mia schiena ha qualcosa da ridire. Altre pecche sono gli orari e la maleducazione di una piccola parte dei clienti.
8) Ho conosciuto mio marito grazie a una serie di circostanze improbabili. Nel 2003 ho comprato un appartamento per andare a vivere da sola. All’inizio dell’anno successivo mi sono trasferita. Dopo due mesi ho traslocato anche la bicicletta e ho iniziato a percorrere il tragitto casa-lavoro in bici. Un giorno, in quei primi due mesi, stavo tornando a casa a piedi e mi ha vista un’amica. Se io avessi già traslocato la bici prima non sarei stata lì quel giorno a quell’ora, a volte basta davvero poco per cambiare le cose. Con quest’amica ci eravamo perse di vista, senza nessun litigio, anni prima. Lei mi ha vista e mi ha chiamata, ma io non l’ho sentita. Ok, ho sempre la testa fra le nuvole, non è stata la prima volta né l’ultima che qualcuno mi ha chiamata e io non me ne sono accorta. Allora mi ha inseguita. Ci siamo scambiate i numeri di telefono, e non troppo tempo dopo mi ha invitata a casa sua. Io ho accettato pensando che saremmo state noi due, solo dopo ho capito che sarebbe stata una festa con un bel po’ di suoi amici, altrimenti non avrei accettato. Credo di aver detto forse una decina di parole in tutto, in mezzo a quella calca, fino a quando la metà maschile del gruppo non si è messa a parlare di Formula 1 e si è arenata sull’anno in cui Niki Lauda ha battuto Alain Prost di mezzo punto. Era il 1984, cosa che ricordo benissimo perché all’epoca era l’unico sport che seguivo. A quel punto mi sono unita alla conversazione, fino a quando una ragazza che evidentemente si sentiva esclusa non ha fatto notare che io ero stata zitta fino a che non era iniziato l’argomento Formula 1 e che poi non avevo smesso più di parlare. Ovviamente l’argomento di conversazione a quel punto è cambiato e io ho ripreso il mio silenzio, non senza essermi scambiata uno sguardo del tipo “ma questa qua doveva proprio rompere le scatole?” con uno dei ragazzi. Lui ha detto che sarebbevenuto a trovarmi al lavoro, ma non lo ha fatto. Per fortuna, perché qualche giorno dopo ho iniziato a frequentare un altro ragazzo, e quindi avrei ignorato Ernesto perché non concepisco l’idea di tradire. Dopo poco più di un mese sono stata mollata, e nel giro di un paio di settimane l’amica comune ha dato un’altra festa. Io ed Ernesto ci siamo rivisti e non ci siamo più lasciati. Ci siamo sposati un anno e due mesi più tardi.
9) Ho due figlie, di quasi otto anni e poco più di cinque.
10) Diversi libri o autori sono stati importanti per la mia vita. Con Gianni Rodari ho capito cosa vuol dire amare un autore e cercare di leggere tutte le sue opere. Jolanda la figlia del Corsaro Nero di Emilio Salgari mi ha fatto scoprire l’avventura e il fatto che anche le ragazze possono fare la loro parte. Le correnti dello spazio di Isaac Asimov è stato il mio primo libro di fantascienza, oltre che la prima lettura “da grande” non obbligata da un’insegnante. Lo Hobbit e Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien mi hanno fatto scoprire il genere fantasy, Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley mi ha fatto capire che non amavo solo Tolkien ma tutto il genere. Con un forum dedicato alle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin (http://www.labarriera.net/) ho iniziato a navigare su internet per divertimento e non solo per lavoro. La cosa buffa è che ho iniziato a frequentare quel forum (che già conoscevo) grazie all’incontro con Robert Jordan organizzato dalla mia libreria, su mia richiesta, nel momento della traduzione dell’Ascesa dell’Ombra. Ero sulla Barriera quando un collaboratore di FantasyMagazine mi ha notata e mi ha chiesto di unirmi alla redazione, cosa che fino a quel momento non avevo fatto, malgrado forti tentazioni, perché ero troppo timida per propormi da sola (ma vi rendete conto?). L’incontro con Filippo Tuena all’epoca della prima pubblicazione di Ultimo parallelo mi ha aiutata a vedere gli scrittori come persone e non come entità astratte, e mi ha fatto capire che potevo anche dialogare con loro. A Song for Arbonne di Guy Gavriel Kay mi ha fatto scoprire il piacere della lettura in inglese. Se ci penso sicuramente me ne vengono in mente altri, ma già questi mi sembrano abbastanza.
11) Amo scrivere, se si tratta di un argomento che mi piace non smetterei più di farlo. Comunque state tranquilli, sono conscia dei miei limiti e non vi chiederò mai di leggere un mio romanzo.
Ora dovrei nominare 11 blog, ma non posso farlo. Come detto non ne seguo, anche se sono venuta a leggere qualche articolo scritto da qualcuno dei miei lettori e se ogni tanto metto il link a qualche blog (che ho scoperto per caso, e che di solito guardo quanto basta per scrivere il mio articolo e poi non ci torno mai più). Perciò faccio le cose a modo mio, forse avrei dovuto mettere negli 11 punti il fatto che non sono brava a rispettare le regole (come pure che le mie conoscenze informatiche sono quasi inesistenti e che a volte so essere terribilmente prolissa). Chi mi legge può mettere il link al suo blog nei commenti qua sotto e decidere se scrivere a sua volta un articolo sul Liebster Award o se far finta di nulla. Non vi piazzo neppure le domande finali, io ho l’abitudine di non chiedere nulla per discrezione, lasciando sempre a ciascuno la scelta fra cosa dire e cosa non dire.
Queste invece sono le domande che mi ha fatto Progetto Felice:
1. Qual è il vostro libro preferito?
Posso fare un elenco? Va bene, se proprio devo sceglierne uno è The Lions of Al-Rassan di Guy Gavriel Kay, ma ho qualche decina di libri che sta protestando vivamente per l’esclusione.
2. La vacanza più bella che avete fatto?
La prima vacanza con mio marito – anche se ovviamente ancora non era mio marito – perché ci stavamo scoprendo come persone, abbiamo visto parecchi bei posti, siamo andati molto in bicicletta (con sua enorme sorpresa, che non si aspettava che io sarei riuscita a reggere il suo ritmo sulle salite) e avevamo una libertà che ora, con le bambine, non c’è più. Sede di partenza la casa di Castagneto Carducci con escursioni a Siena, San Galgano, Massa Marittima, Volterra, Pisa e Lucca.
3. Il rimpianto più grande?
Nessuno. Forse se mi fossi iscritta alla Statale invece che alla Cattolica mi sarei laureata, ma il mio sistema nervoso mi avrebbe tormentata pure lì quindi non è detto. E davvero questo avrebbe avuto cambiamenti importanti sulla mia vita? Ne dubito. Forse se avessi rispettato un po’ di più i miei occhi da bambina ora non porterei gli occhiali, ma rimpianto vero, di quelli che tormentano? No.
4. Una grande soddisfazione, quale?
Vedere le bambine crescere. Risposta banale da parte di una mamma ma sempre vera. Qualcosa di più personale? Vedere che i miei articoli sono apprezzati, o anche l’essere riuscita a intervistare Guy Gavriel Kay.
5. Il sogno nel cassetto?
Riuscire a vivere con la scrittura, cosa sempre più difficile.
6. Il più grande difetto?
Rimando tutto quello che non devo assolutamente fare in quel preciso momento.
7. Se dico ” Impala” cosa vi viene in mente?
Ehm… una scena in un romanzo di Harry Turtledove in cui un figlio di buona donna dopo un assedio riuscito ha fatto impalare gli abitanti di un’intera città. Suppongo che hi ha posto la domanda immaginasse qualcosa di diverso.
8. Come vi vedete da qui a 30 anni?
In pensione spero. Nonna. Sempre impegnata a scrivere per quei quattro gatti che mi leggono. Sommersa di libri da leggere. Insomma, come sono ora solo con qualche acciacco in più (e sono già preoccupata per la mia schiena).
9. Un talento nascosto?
È talmente nascosto che non l’ho ancora trovato neppure io.
10. In quale città vorreste vivere?
La città in cui sono sempre felice di tornare? Siena. Ma in realtà preferirei vivere fuori da una città, in un posto con un’aria migliore. Mi basta poter fare rifornimento costante di libri e ogni posto va bene.
11. Cosa volevate fare da grandi, se ve lo domandavano quando eravate piccoli?
Scrivere.