Aleksandr Vinokourov (Astana) avrebbe comprato la vittoria alla Doyenne dal russo Alexander Kolobnev (Katusha); sarebbe uno scandalo per molti aspetti peggiore rispetto a quello scoppiato con il doping Armstrong..
Vinokourov è personalità magnetica e controversa: divide, anche se è sempre stato capace di slanci di generosità che gli sono valsi il rispetto e l’ammirazione in seno al gruppo. Spendere 150mila euro per corrompere un collega però sembra un eccesso di generosità, o meglio un caso di frode sportiva vera e propria. Ne è convinto il pm padovano Benedetto Roberti, che ha già trasmesso a UCI e procura di Liegi un fascicolo nel quale si rende conto di un movimento di denaro quantomeno sospetto che fa seguito ad un paio di mail piuttosto compromettenti.
L’accusa ritiene che Vinokourov, che nel 2010 rientrava dalla squalifica per autoemotrasfusione riscontrata al Tour 2007, abbia persuaso il rivale a lasciargli la vittoria: un po’ per soldi un po’ perchè un successo di-Vino avrebbe fatto parlare a lungo – come in effetti poi fu, con annessi i fischi all’atleta durante la premiazione – Kolobnev si sarebbe convinto ad accettare, salvo ricordare al kazako quali fossero gli accordi e ottenere infine quanto richiesto.
Se confermato, lo scenario potrebbe rivelarsi essere il colpo definitivo alla credibilità del ciclismo. Cui prodest?
LA STORIA (tratto da Gazzetta.it):
La prima mail, indirizzata da Kolobnev a Vinokourov è datata 7 dicembre 2011: “Ti ricordi bene, avevo un’ottima possibilità… – si legge nel messaggio, tradotto dal cirillico all’italiano e pubblicato dal Corriere della Sera -. Non so se ho fatto bene. L’ho fatto non per il contratto ma per il rispetto tuo e per la situazione in cui ti trovavi (…) Se al tuo posto ci fosse stato un altro io avrei corso per la vittoria, per la gloria e per i bonus”. Invece no, Kolobnev non ha ostacolato la vittoria del kazako ed è rimasto semplicemente in scia, piazzandosi secondo a qualche metro di distanza. “Adesso aspetto pazientemente – prosegue il russo nella mail – I miei dati trasferiscili da qualche parte e cancella il messaggio. Sennò rimango senza le palle”. In coda alla mail compaiono la coordinate del suo conto corrente presso la Bsi di Locarno. La risposta di Vinokourov tarda un po’ ad arrivare. E’ l’8 maggio: “Ciao Kolobok (è il soprannome, ndr), scusami se non ti ho risposto per molto tempo. Non ti preoccupare, hai fatto tutto bene (…) Secondo l’accordo non ti preoccupare, farò tutto. Dovrai aspettare un po’ “. Neanche tanto. Perché fra i movimenti bancari rinvenuti dal procuratore svizzero di Neuchatel sul conto di Kolobnev, il primo bonifico di 100 mila euro giunto da Vinokourov (il mittente è certificato) è datato 12 luglio. Il secondo pagamento – di 50 mila euro – risale invece al 28 dicembre.