Cos’altro può capitare a Patrick Melrose, dopo un’infanzia con un padre violento e una madre alcolista; un’adolescenza tra droghe e party lussuosi; e una maturità segnata dal ritorno nella tenuta di famiglia e dall’infelice matrimonio con Mary? Quando anche sua madre Eleonor muore, Patrick sogna di lasciarsi alle spalle il disgusto verso la propria famiglia e quella
vita troppo sregolata.
Al funerale, però, mentre la bara della madre entra nella navata e i parenti gli presentano le condoglianze, riceve la notizia che sua madre non l’ha diseredato, come avrebbe voluto suo padre, ma gli ha lasciato in eredità ben due milioni di sterline. Perché quel lascito? E se non fosse un regalo, bensì un’ammissione di colpevolezza?
Separato in casa con la moglie Mary e tentato da Becky, una ventenne «bella, disponibile e mentalmente disturbata», Patrick si rifugia nel silenzio del lutto e, per la prima volta, riflette a mente lucida sugli eventi che lo hanno portato a diventare la persona che è.
Sprofondando di nuovo nel corridoio di un’infanzia raccapricciante e parlando con filosofi e strizzacervelli, con ex amanti e servitori, Patrick non può smettere di domandarsi perché sua madre non sia mai intervenuta per fermare le violenze del marito su di lui. E solo quando entra in possesso di alcune vecchie lettere, intuisce la raccapricciante evidenza: sua madre Eleonor, che lui aveva sempre considerato la seconda vittima di un marito dispotico, era a conoscenza di tutto.
E lui, in tutti quegli anni, è stato solo «un giocattolo nella masochistica relazione tra i suoi genitori». Con la stessa profonda indagine psicologica dei libri precedenti, Edward St Aubyn – paragonato dalla critica britannica e statunitense a Evelyn Waugh ed Oscar Wilde per la sferzante descrizione dell’upper class inglese e a Martin Amis, per il nichilismo – conclude uno dei cicli narrativi contemporanei più belli degli ultimi anni, con un romanzo elegante e spietato che, raccontando la storia di una famiglia, riesce a illuminare i luoghi più bui e inquietanti dell’animo umano.
L’episodio conclusivo dei Melrose: una saga che ha appassionato centinaia di migliaia di lettori.
Una commedia sociale – intelligente, profonda e magnificamente scritta – che svela le ipocrisie della nobiltà inglese e conferma il talento di uno dei narratori contemporanei più importanti.
“Lieto fine” di Edward St. Aubyn è uno dei migliori libri della stagione, secondo The New York Times, The Esquire e Time. Sunday Times Bestseller, New York Times Bestseller.
Edward St Aubyn è nato nel 1960 in una zona della Cornovaglia abitata dai St Aubyn dai tempi della conquista normanna. È autore dei romanzi A Clue to an Exit e On the Edge, nonché dalla tetralogia I Melrose (Neri Pozza, 2013) dove ha raccontato le storie tragiche e comiche della sua famiglia e con cui è stato finalista del Booker Prize e vincitore del Prix Fémina.
“La scrittura è pungente, come sempre.” Masolino d’Amico, La Stampa
“L’adesione al calvario di Patrick è totale, e questa coincidenza assoluta, pelle contro pelle, è possibile solo perché dietro c’è una scrittura perfetta e impassibile, che entra come un oggetto esterno nell’animo umano, come una sonda o un sottomarino negli abissi.” Caterina Bonvicini, il Fatto Quotidiano
“Il libro, una bomba. Anche per i molti personaggi dell’upper class inglese, che racconta senza pietà alcuna.” Edoardo Vigna, Sette
“Sto leggendo un romanzo molto bello, anche se agghiacciante.” Natalia Aspesi, il venerdì, la Repubblica
“A 53 anni Edward St Aubyn è l’autore di uno dei libri più letterari e più crudi destinati ad apparire nelle librerie italiane: quattro romanzi, che sotto l’ombrello del titolo I Melrose, elaborano in uno stile illuminato dall’intelligenza la storia autobiografica di un bambino…“ Livia Manera, Corriere della Sera