Waterfront, Old Town Alexandria
Silenzio.
Riesco a sentire solo le cicale sotto quest'albero, da questo prato lungo il Potomac.
Il cellulare silenziato anche lui, un libro intitolato "Committed", l'assenza di un telo sotto il sedere, direttamente sull'erba fresca.
L'assenza.
Sentire il sottofondo, schiacciante, eppure perdersi nei passi, nel respiro, in ciò che gli occhi vedono, ma tutto passa inosservato. Non sono i sensi fisici a dominare.
Piccoli messaggi sparsi qui e lì. Un angelo Thun che abbraccia un cucciolo, un quadro di Possenti dove noti qualcosa che prima non c'era, un signore a passeggio con due Labrador che ti rivolge la parola dal nulla, per dirti quanto è bella la giornata.
Un mazzo di fiori davanti a una foto, l'unica che hai. Ricordi che ti toccano il cuore e poi ti lasciano, spinti via dal dolore, nell'attesa che si depositino nel quieto centro e lì restino, in pace. Oggi in casa non si sta, oggi fermi non si sta.
La vita.
Sentirla gridare più che mai, quando qualcuno l'ha lasciata. Volerla concepire daccapo, sotto quest'albero, un'ondata di vibrazioni al tremore di una foglia che il vento potrebbe staccare dal ramo. Ogni perdita un raccolto, ogni morte una nascita, ogni esalazione un'inspirazione che segue.
Convenzioni, mi dice qualcuno. Le priorità mischiate nel caos, tutto nello stesso mazzo di carte, perché la mente è una brava giocatrice e a volte bara pure.
E forse è così, forse Dio ci ha messo qui a disporre del numero di respiri che ci è dato, e d'altronde siamo noi a decidere come usarli. Il nostro tempo è degli altri quando lo vogliamo, ma sempre nei limiti di questa pelle. E dell'ancora inesplorato teletrasporto.
Lungo, lento, profondo il respiro. Solo un momento, questo, nell'eternità dell'anima.
"Committed", leggo sulla copertina del libro. Una storia d'amore. E mi ricordo delle mie intenzioni, dell'impegno e del sacrificio, della mia missione.
Dopotutto, sono l'anima che sono.