Lifebuoy è una marca di sapone al fenolo prodotto da William Lever a partire dal 1894, nell’Inghilterra vittoriana, commercializzato per prevenire la diffusione dell’epidemia di colera. Il brand si è fatto strada nel corso dei secoli, un aneddoto rese famosa una delle loro campagne pubblicitarie nel 1920; durante il Baker Bowl di Philadelphia apparirono come sponsor con uno slogan a bordo campo: “The Philadelphia Phillies use Lifebuoy”, durante un invasione di campo notturna, qualcuno dei tifosi avversari ci aggiunse “..e ancora puzzano”.
Simpatica parentesi per affermare che da allora qualcosa è cambiato, la loro strategia di comunicazione e posizionamento si colloca oggi a metà tra il marketing e l’impegno sociale. Lifebuoy si propone come mission la distribuzione di un prodotto facilmente accessibile a una vasta gamma di consumatori e allo stesso tempo la promozione di sane abitudini igieniche. L’obiettivo che il brand si pone è quello di modificare le abitudini igieniche di 1 miliardo di consumatori in tutta l’Asia, l’Africa e l’America Latina entro il 2015.
Per farlo Lifebuoy ha ideato diverse campagne di comunicazione per sottolineare i benefici del lavaggio delle mani con il sapone, pratica semplice e immediata che aiuta a ridurre le infezioni respiratorie e le malattie diarroiche, due delle principali cause di mortalità infantile nel mondo. Per l’ideazione della campagna You Eat What You Touch, Lifebuoy si è affidata alla creatività dell’agenzia di Singapore Nemesis Pictures e al suo fotografo Jeremy Wong, il risultato è sicuramente di forte impatto:
Per rassicurare gli animalisti, c’è anche una piccola nota a margine: No animals were harmed in the making of this AD. We are animal lovers.