PS3 - Xbox 360
PS3
Genere: Gioco di Ruolo Giapponese
Sviluppatore: Square Enix
Produttore: Square Enix
Distributore: Koch Media
Lingua: Inglese (sub ITA)
Giocatori: 1
Data di uscita: 14/02/2014
EUR 51,64EUR 52,46 |
Ogni volta che esce un nuovo capitolo di Final Fantasy assistiamo ad un piccolo sisma nel mondo videoludico, difatti il titolo Square Enix è in grado di dividere a metà gli appassionati dei JRPG, tra chi lo apprezza e li compra tutti al day one e chi a prescindere lo odia, ma comunque aspetta l’uscita per parlarne malissimo. Tale balcanizzazione delle posizioni, un po’ più limitata una decade fa quando Cloud e Squall erano degli ultra-fighi ed i titoli erano innegabilmente epici, si è accentuata in questa generazione dove gli episodi con protagonista la bella Lightning mostravano il fianco a più di una critica, dividendo in maniera piuttosto netta i fan.
Nonostante il calo delle vendite del precedente capitolo di questa nuova trilogia, Square Enix ha deciso di dare una nuova possibilità a Lightning aggiungendo un ulteriore capitolo alla sua storia. Non bisogna però pensare ad un capitolo sviluppato come il più classico dei “more of the same” perché Lightning Returns: Final Fantasy XIII è un titolo che si discosta molto dai due capitoli che l’hanno preceduto e ancora una volta spaccherà in due i fan, anche se ad essere contenti potrebbero non essere quelli che negli anni hanno apprezzato i predecessori di questa trilogia.
Lightning Returns: Final Fantasy XIII ci racconta una storia ambientata cinquecento anni dopo l’epilogo del precedente episodio. In questi anni gli abitanti hanno smesso di invecchiare ed il mondo, adesso chiamato Nova Chrysalia, è avviato verso l’apocalisse per mano delle forze del Caos; apocalisse che dovrà verificarsi entro tredici giorni dall’inizio della nostra avventura. Non stiamo a specificare che ovviamente toccherà a noi salvare gli inermi abitanti dalla dannazione eterna, tornando ad impersonare i panni di Lightning risvegliata dalla divinità della luce Bhunivelze con una missione ben precisa: salvare più anime possibili, traghettandole in un nuovo mondo che sta per essere creato. Lungo il nostro peregrinare incontreremo molti dei personaggi già conosciuti in precedenza, anche se il loro carattere sarà notevolmente cambiato: Hope è tornato il ragazzino del primo capitolo, mentre Snow affranto dal destino di Serah avrà una caratterizzazione totalmente diversa da quella che conoscevamo. La trama, da sempre una delle colonne portanti di Final Fantasy, torna in pompa magna con uno script potenzialmente imponente, ma l’impressione è che i creatori non avessero bene idea di come gestire il materiale che avevano tra le mani. Se gli altri capitoli, pur non facendo gridare al miracolo, riuscivano comunque a proporre qualcosa di interessante, questa volta il plot narrativo è confuso e decisamente forzato: ricorre troppo spesso a motivi sovrannaturali per giustificare situazioni che altrimenti non avrebbero alcun senso. Lo stesso si può dire dei dialoghi, gonfiati all’inverosimile, cercando di creare una drammaticità che sfortunatamente non riesce a giungere fino a noi giocatori. L’intreccio tra i personaggi non ingrana mai come dovrebbe, ma il gioco si riprende un po’ proprio nel finale, pur proponendo qualche banalità di troppo e qualche scena confusa, c’è una conclusione netta e che tendenzialmente non lascia spazio ad ulteriori seguiti. Lightning che già di suo non aveva possibilità di entrare nella lista dei personaggi più amati dei vari Final Fantasy, in questo capitolo è ancora meno carismatica per quanto la cosa ci sembrasse assolutamente impossibile. La bella guerriera, durante il corso dell’avventura, non presenta nessun progresso psicologico, tanto che si avrà quasi l’impressione di utilizzare più un cyborg che un essere umano; la cosa poco comprensibile è perché tale freddezza sia condivisa da gran parte dei personaggi che incontreremo, siamo su di un pianeta che entro una manciata di giorni verrà completamente distrutto, ci si dovrebbero aspettare scene di isterismo di massa, saccheggi e decadenza in ogni angolo, invece questi aspetti sono stati sfruttati veramente pochissimo, scelta che fatichiamo veramente a capire.
Se vogliamo essere oggettivi, la trama di Lightning Returns: Final Fantasy XIII è tutt’altro che bella, senza paura di essere smentiti possiamo affermare che è la parte più debole di tutto il gioco. La colpa non è tutta dei poveri scrittori che si sono trovati a creare un nuovo episodio da un storia già fin troppo pasticciata in precedenza e che, soprattutto, non prevedeva ulteriori episodi. Una nota molto importante da considerare è che il gioco, differentemente da quanto accadeva in Final Fantasy XIII-2, per essere compreso necessita l’aver giocato ai capitoli precedenti; qualcuno potrebbe trovarla una ovvietà, noi ci tenevamo comunque a sottolinearlo.
Fortunatamente, se la trama non è nulla di memorabile, il gioco propone scelte di gameplay in grado di tirare su il destino di questo capitolo. Il limite di tempo, prima grande innovazione, non ha risvolti solo ai fini della narrazione, bensì è una delle caratteristiche fondamentali di tutto il gioco. La nostra avventura è suddivisa in giornate ed un piccolo timer sarà sempre presente a lato dello schermo ad indicarci il tempo rimasto prima di dover obbligatoriamente far ritorno alla base. La spiegazione sul perché non potremo stare in giro a piacimento esiste, ma la si scoprirà solo nelle fasi avanzate del gioco. Per rimediare alle più che legittime critiche riguardo l’eccessiva linearità dei due predecessori, gli sviluppatori hanno deciso di creare un open world diviso in quattro zone liberamente esplorabili. Il timer di certo non agevola la voglia di girovagare, soprattutto nelle prime fasi, ma dopo un po’ risulta evidente quanto tempo ci sia per completare la main quest più tutte le missioni secondarie, sia perché il cronometro si ferma durante le battaglie e i dialoghi, sia in virtù della possibilità di comprare tempo aggiuntivo per ritardare l’apocalisse. Le quattro zone da esplorare, per quanto grandi e dotate di una buona varietà, non sono particolarmente ricche di elementi; Lightning non sarà il personaggio più carismatico della storia, ma sicuramente è quello più agile di tutti i Final Fantasy tanto da poter addirittura saltare liberamente sopra gli ostacoli.
QUELL’ABITO TI STA BENISSIMO
Il vero cuore di Lightning Returns: Final Fantasy XIII sono i combattimenti, gli sviluppatori hanno deciso di tracciare una linea netta con il passato presentando un nuovo battle system decisamente più action, ma con qualche espediente indirizzato ad accontentare i fan più conservatori. Per prima cosa scordatevi il classico sistema a turni con tanto di party da gestire, Lightning va in battaglia da sola, senza alleati pronti a curarci o da difendere, di fronte ai boss più pericolosi. In questo capitolo la bella eroina potrà equipaggiare tre abiti tra una larga schiera che gli forniranno specifiche abilità da usare durante le battaglie, ovviamente potremo indossare solo un costume per volta e cambiarlo istantaneamente premendo i tasti dorsali. Ogni abilità legata al costume consuma una porzione di una barra che si ricarica con il tempo, se tale indumento non è indossato il suo cooldown sarà più veloce. Altra grande e gradita novità è la possibilità di parare e schivare in maniera dinamica tutti i colpi, al posto dei classici “limit” è stata introdotta una fase denominata “crisi” e, se riusciremo a portare in questa condizione il nostro avversario colpendolo ripetutamente con l’attacco che più patisce, questo diventerà inerme ed i nostri colpi decisamente più efficaci, almeno per un breve periodo. Il risultato è un battle system divertente che non funziona sempre a dovere: le battaglie con i demoni più grandi sono frenetiche, con una componente strategica ridotta ma da non sottovalutare. Prima di affrontare gli scontri più impegnativi sarà necessario indossare i giusti indumenti per bilanciare l’attacco con la difesa ed è proprio contro gli enormi boss che potrete trarre il massimo del divertimento. Se l’idea di sconfiggere creature apocalittiche vi esalta allora qui troverete pane per i vostri denti; una volta sconfitto il nemico otterrete un punteggio e, volendo, una volta raggiunto il vostro quartier generale potrete ripetere tutte le battaglie. Il rovescio della medaglia sono gli scontri con tutti gli altri mobs – le creature minori che popolano il mondo di gioco – che paiono essere state messe lì solo per farci perdere tempo, visto che lo sviluppo di Lightning è praticamente inesistente. Gli scontri contro i mostri minori, al contrario, si riveleranno delle pure formalità, soprattutto una volta individuato il punto debole che vi verrà segnalato nelle future battaglie. Altro aspetto poco convincente è la scelta di mettere in pausa l’azione una volta che entreremo nel menù degli oggetti, scelta che non fa altro che spezzare l’azione; inoltre è inutile negare come questi scontri con i mostri e la possibilità di riaffrontarli sia stata ripresa un po’ da Monster Hunter e la cosa avrebbe anche potuto funzionare se avessero deciso di proporre un’azione senza interruzioni, come nel bestseller di Capcom. Ci piacerebbe dire che i problemi si fermano solo a questo, ma sfortunatamente non è così, abbiamo riscontrato come i vari costumi presentino alcuni errori di bilanciamento, un giocatore un po’ smaliziato verso la parte finale del gioco individuerà di certo alcune combinazioni assolutamente inarrestabili, in grado di fornire un vantaggio eccessivo sugli avversari. Altra incomprensibile scelta è quella di bloccare il livello di difficoltà “difficile”, disponibile solo dalla seconda run: un vero peccato perché in Hard i combattimenti diventano decisamente più divertenti, mentre per quanto il gioco consigli di partire dalla modalità più semplice, gli scontri saranno fonte di pochissimi problemi ad una larga fetta di giocatori.
Come dicevamo poco sopra, in questo gioco Lightning non ha possibilità di crescita, né psicologicamente e né come statistiche: potremo equipaggiare armi o abiti più potenti, ma non attribuire punti per sperimentare combinazioni diverse. Nonostante questo, il cambio di abiti permette ad ogni giocatore di creare uno stile di combattimento più adatto alle proprie preferenze. Risulta evidente come i ragazzi di Square Enix abbiano deciso di puntare sull’immediatezza con un approccio morbido al lato tattico della gestione delle battaglie, scelte che non piaceranno a chi cerca una esperienza classica, ma non per questo non può risultare divertente. Graficamente Lightning Returns: Final Fantasy XIII non si può certo definire stupefacente, anzi la resa visiva è inferiore ai capitoli che l’hanno preceduto. La motivazione è piuttosto semplice, il motore di gioco permetteva una resa elevatissima, ma non era creato per gestire una struttura aperta e da questo nascevano le infinite serie di corridoi dei due precedenti episodi; in questo capitolo, con il suo open world, il livello dei dettagli è decisamente calato e in alcuni frangenti le texture ed i modelli lasciano un po’ attoniti. Fortunatamente i costumi di Lightning possono vantare design molto originali e lo stesso si può dire per le ambientazioni (nonostante i problemi sopra descritti), che riescono ad affascinare e a coinvolgere all’interno di questo mondo destinato all’apocalisse, più di quanto non facciano i suoi abitanti.
A questo punto uno potrebbe farsi l’idea che questo Lightning Returns: Final Fantasy XIII sia immeritevole, ma non è così. Uno dei problemi di quest’avventura è proprio il nome che porta, fosse stata una nuova IP ora ne parleremmo come un gioco dalla trama confusionaria, ma con un battle system ben studiato e che, nonostante i difetti, riesce a divertire. Solo che questo non è il caso ed in Square Enix non sono dei principianti, anzi sotto l’ala di Sakaguchi i Final Fantasy sono riusciti ad uscire dal mercato di nicchia al quale erano relegati, diventando tra i massimi esponenti del genere JRPG. A questo punto, i banali errori di bilanciamento diventano molto più pesanti ed una trama che pare non sapere dove andare pesa molto di più. Sarebbe molto più facile per noi urlare allo scandalo e dire che questo gioco sia mediocre, fortunatamente non è cosi, e se si analizzano oggettivamente i pregi ed i difetti allora bisogna parlare di un gioco che sì, ha la trama incasinata e poco sensata, ma esattamente come il 90% dei JRPG usciti in questa generazione: solo Xenoblade e pochi altri son riusciti a fregiarsi di un plot ben costruito. Idem per il battle system che contro i mostri normali è sbilanciato, ma nella norma se consideriamo tutte le altre produzioni attuali (e meno) che dovrebbero fare delle corrette proporzioni tra parti il loro punto di partenza.
Lightning Returns: Final Fantasy XIII è un gioco che poteva risplendere molto di più, afflitto da problemi banali e scelte poco condivisibili degli sviluppatori. Nonostante i difetti nella trama e nel bilanciamento del battle system è un gioco che riesce a divertire e che si farà apprezzare da chi ha giocato i due precedenti capitoli grazie all’elevato fan service presente e, allo stesso tempo, potrebbe compiacere i giocatori storici che delle avventure di Lightning e di Serah non apprezzavano l’eccessiva linearità. Lightning Returns: Final Fantasy XIII non entrerà mai nell’olimpo dei giochi migliori o dei migliori Final Fantasy, tuttavia questo è il capitolo più interessante di una trilogia impostata male e che, nonostante i tentativi di rimediare, è sempre rimasta sottotono rispetto agli episodi storici della saga. Come dicevamo, il problema principale sono le altissime aspettative che ogni capitolo di questa serie si porta dietro: se vi aspettate un gioco degno dei Final Fantasy (dal 6 al 9) allora lasciate perdere, quello è stato un periodo d'oro e non sappiamo se si ripeterà; se invece cercate un JRPG divertente allora le avventure di Lightning potrebbero fare al caso vostro. ZVOTO 7