Posted By Mattia Rossi on 29, ott, 2013 | 0 comments
LIGUE 1 . L’ultimo sciopero del calcio francese risale al 1972, ma alla fine del prossimo mese di novembre un nuovo sciopero indetto dai club di Ligue 1 e Ligue 2 potrebbe bloccare tutto il movimento professionistico transalpino. Lo stop è stato annunciato nei giorni scorsi dall’UCPF (Unione dei club professionistici francesi) in seguito alla decisione dell’esecutivo guidato da François Hollande di tassare al 75% i salari superiori al milione di euro. Benchè il progetto di legge debba ancora essere approvato dal Parlamento francese, appare molto probabile che la nuova tassa possa essere presto applicata, nel calcio come in tutti gli altri settori.
Qualora dovesse entrare in vigore, il nuovo sistema di tassazione (che sarà retroattivo e partirà dalla scorsa stagione) costerebbe al calcio francese circa 44 milioni di euro, di cui una ventina al solo PSG. Buona parte dei club di Ligue 1 (ben tredici, senza il Monaco, soggetto alla legislazione monegasca) sarebbero dunque toccati, ma quasi tutte le squadre professionistiche sembrano intenzionate a dare battaglia per ottenere un emendamento o comunque uno sconto da parte di François Hollande.
Jean-Michel Aulas (presidente del Lione) ha parlato di “tassa anti-lavoro”, Jean-Pierre Louvel (presidente dell’UCPF e del Le Havre) ha ricordato come il calcio francese “rappresenti 25000 posti di lavoro” e “versi già 750 milioni di euro” nelle casse dello Stato, Louis Nicollin (presidente del Montpellier) si è detto stufo di pagare in continuazione ed anche chi non è toccato dal provvedimento (leggasi Guingamp o Nimes), ha espresso la sua solidarietà ai club più importanti.
Tutte le componenti del calcio francese (dalla LFP ai sindacati di giocatori e allenatori) si sono schierate dalla parte del’UCPF, tuttavia, come era prevedibile, l’opinione pubblica ha mal digerito la loro presa di posizione. Secondo un sondaggio Tilder-LCI-OpinionWay (pubblicato online da Le Parisien), l’85% dei francesi è favorevole all’applicazione della tassa alle società calcistiche, mentre una percentuale poco più bassa (83%) trova totalmente ingiustificata la volontà di scioperare.
Al momento attuale, in un clima politico tutt’altro che sereno per François Hollande, sembra alquanto improbabile una marcia indietro del Governo, poiché nuocerebbe ulteriormente alla popolarità del Presidente della Repubblica. Le prossime settimane (manca ancora un mese al fine settimana “incriminato”), dunque, saranno quelle decisive e potrebbero anche portare i club a fare retromarcia per non perdere nuovamente la faccia davanti ad un Paese che non ha ancora perdonato alla nazionale lo sciopero in occasione dei Mondiali del 2010, quando i Bleus si rifiutarono di scendere dall’autobus per partecipare alla seduta di allenamento diretta da Raymond Domenech.