Limonate in curva

Da Halfblood @halfblood

Poche cose infiammano l’animo di un napoletano come il calcio. Trasversale a status sociali e interessi, non c’è napoletano che si rispetti che non abbia almeno un ricordo legato all’amata squadra del ciuccio.

Prendete me ad esempio: non sono mai stata una grande appassionata di calcio, eppure anche nella mia memoria è scolpito un ricordo forte legato al Napoli e a quella tipica espressione che ben riassume l’orgoglio della vittoria e la derisione dei perdenti: magnt’ o limon’!

Ricordo perfettamente una foto scattata da mio padre nei giorni di festa del primo scudetto vinto dal Napoli nel 1987: all’epoca avevo appena 4 anni (suvvia, adesso non è che state lì a fare i conti, eh?) e purtroppo non ho un ricordo diretto di quei giorni di delirio in città, ma le foto mi hanno aiutato a farmene un’idea. Fiumi di gente scesa in piazza con bandiere, striscioni, facce dipinte e santini di Maradona: roba da far sembrare la rivoluzione di Masaniello la sagra della salamella di Lario a confronto!

Tra tutte, la foto che ancora oggi ricordo con vividezza è quella di un muro scalcinato con sopra la scritta azzurro Napoli “E mo’ magnatv’ o limon’!”

Efficace come poche altre, la metafora rende perfettamente la sensazione di asprezza provata dai perdenti, a tal punto da essere clonata anche dai campioni di self-control d’oltremanica: Go suck a lemon! Quando ho scoperto che anche in inglese esiste quest’espressione, il mio amore per quella lingua è salito alle stelle!

Pare che l’espressione inglese derivi dalla risposta arrogante del comandante francese Villeneuve all’ammiraglio Horatio Nelson in occasione della battaglia di Trafalgar, ma a me piace pensare che questo sia solo uno dei tanti fili sotterranei che legano il napoletano all’inglese!

Per rimanere in tema calcistico, tra qualche giorno tornerò a Napoli per la partita Napoli-Arsenal allo stadio San Paolo e in quell’occasione un gruppo di amici irlandesi mi faranno visita per un’indimenticabile serata allo stadio e un weekend d’arte e presepi. Insomma, preparatevi, perchè nel prossimo post vi racconterò i retroscena di Totò, Paddy e la malafemmina


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