<< Buonasera >>, esordisco mentre mi alzo dalla sedia. Ho acquisito una certa esperienza a parlare in pubblico, microfono alla mano, è che in questa sala sento poco la mia voce amplificata. Per non sbagliare, abbasso il tono. << Il professor Pasquero poco fa l’ha ringraziata per I basilischi, io più modestamente per Il giornalino di Gianburrasca e La pappa col pomodoro >>. Lina sorride: << Oh, sì, scrissi anche le parole della canzone… >>. Mamma la cantava quando era incinta di me, probabilmente rappresenta una delle mie prime conoscenze musicali, e il telefilm lo vidi in replica quando avevo otto anni. Non sto a raccontare tutto questo, mi limito a dire che ne ho un ricordo bellissimo.
<< Ecco la mia domanda: che cosa le è rimasto della Torino degli anni ’70, quella di Mimì Metallurgico >>. Lina s’illumina: << Oh, girammo molte scene al Valentino con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato >>. Tra l’altro quelle che più mi sono care. << Di Torino mi piacciono i lunghi viali diritti, alla moda parigina se non sbaglio >>, continua, << È elegante, ordinata… bella >>. Temevo forte lo stereotipo della città grigia e nebbiosa (così recentemente Verdone), invece grazie al cielo no. << Mio marito, Enrico Job, ebbe occasione di lavorarci spesso >>, e cita alcune produzioni teatrali con Ronconi al Carignano. Poi cambia discorso, risponde ad altre domande, con quella verve sempre un po’ sapida, a dispetto dell’età. Insiste sul valore della lettura, soprattutto esorta il pubblico in sala a cimentarsi con la scrittura: anche poche note semplici, autobiografiche, senza voler fare per forza letteratura alta.
Ecco, Lina, come vedi ho dato retta al tuo consiglio. Grazie.
(Chivasso, I luoghi delle parole, sabato 15 dicembre 2012)