Linci ed orsi stanno ritornando a popolare il Friuli-Venezia Giulia. Lo confermano i risultati del monitoraggio sui grandi carnivori condotto da un'equipe del dipartimento di Scienze della produzione animale dell'Università di Udine. La presenza documentata di una decina di linci e di altrettanti orsi su un territorio che comprende le Alpi Giulie, le Alpi Carniche, le Valli del Natisone e del Torre, è stata illustrata in contemporanea con l'uscita nelle edicole di tutta Italia della rivista «Airone» che dedica al ritorno delle linci nelle foreste del Friuli-Venezia Giulia un servizio di Antonio Lopez corredato da diverse foto.
Sulle pagine della rivista spicca lo scoop fotografico messo a segno dai ricercatori dell' ateneo friulano che hanno lavorato sotto le direttive del responsabile tecnico-scientifico Stefano Filacorda. Una sequenza che fa del Friuli-Venezia Giulia una regione che ora si pone al centro dell'Europa «non solo per il suo ruolo in campo economico e trasportistico - ha rilevato Augusto Viola, direttore generale alle Risorse forestali - ma anche per le sue peculiarità faunistico-ambientali».
Anima del monitoraggio - che ha coinvolto i direttori del Parco delle Giulie, Stefano Santi, e del Parco Zoo Punta Verde di Lignano (Udine), Maria Rodeano, oltre ai rappresentanti di alcuni sodalizi venatori - sono state le Guardie forestali del Friuli-Venezia Giulia, che hanno contribuito alla riuscita del progetto. Iniziato nell' ambito del programma «Life» nel 1998 quest'ultimo si sta sviluppando nel contesto di un'azione transfrontaliera sulla gestione sostenibile delle risorse faunistiche.
Una ricchezza da difendere, ha osservato Susmel, poichè l'arrivo delle linci non è stato indotto dall' uomo ma si è verificato spontaneamente. Ciò però implica un' evoluzione di tipo culturale, perchè è necessario che la presenza di questi animali venga spiegata e accettata in modo da facilitare la convivenza tra queste diverse specie di predatori e l' uomo.
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