Oggi parliamo di Abramo Lincoln, ossia del sedicesimo presidente degli Stati Uniti, politico amato dal suo popolo, ricordato per aver lottato per l’Unione e per aver ottenuto l’abolizione della schiavitù. Ma non temente, nessuna lezione di storia, nelle prossime righe solo le nostre impressioni sulla versione cinematografica degli ultimi mesi di vita di quest’uomo carismatico che solo una pallottola è stata in grado di fermare.
Steven Spielberg ha portato su grande schermo quanto emerge dal libro di Doris Kearns Goodwin (Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln) e questo Lincoln, fatto rivivere dal bravo Daniel Day-Lewis, ha già ottenuto un quantitativo di premi da far venire e brividi e da assicurarsi la nostra attenzione e curiosità.

E sempre della medesima opera ho odiato la lentezza, le frasi non dette o pronunciate tra troppi sospiri, il doppiaggio che suonava in falsetto (o forse esiste altro termine musicale a me sconosciuto), il basarsi interamente sui dialoghi e sui pensieri che possiamo intuire, estrapolare, ma mai conosceremo sino in fondo e soprattutto ho il dubbio che il palco di qualche teatro (e non la sala di un cinema!) sarebbe stata sede più adatta.
Vedere “Lincoln” significa affrontare un film didascalico fino allo sfinimento, dettagliato sino alla paranoia e pesante come tutte le opere che si adoprano per rendere percepibile ogni grammo del loro peso. E l’argomento, oggettivamente lontano (forse troppo) dalla storia di casa nostra, è trattato in modo da renderlo un prodotto adatto soprattutto agli appassionati delle pellicole di genere biografico e/o storico.

La filmografia di Spielberg nell’ultimo decennio annovera molti sforzi titanici, prodotti dall’ottima confezione, ma che vi rimangono spesso intrappolati, vanificando l’energia impiegata e sminuendo l’alto potenziale ivi contenuto e anche questa prova pare essere vittima del medesimo difetto.
Voto dal 5 al 6: sufficienza che si intravvede grazie a Daniel Day-Lewis la cui corporeità impressiona, la cui recitazione si intuisce e la cui voce ci è mancata molto. Suggerito agli amanti dei capitoli di storia importanti, ai meticolosi e a chi ha bisogno di pellicole sprovviste di toni sgargianti.
PS qualora vi stiate domandando se il protagonista si sia meritato la nomination ai prossimi Oscar, la mia opinione è affermativa, ma non è per nulla scontato sconfigga gli altri concorrenti.