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“Lindo Porcello” di Éric Battut, collana I Bohemini, Bohem Press

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

lindo porcelloRecensione di Vittoria

Una storia breve, brevissima, con poche azioni e pulita ed essenziale nelle sue illustrazioni, quella proposta da Eric Battut (“Che nome strano, perché si chiama così?” domanda uno dei bambini della mia sezione), edita dalla Bohem Press nella collana I Bohemini.

Lindo Porcello è in buona, anzi buonissima compagnia. Dalla mente di Eric Battut sono nati – fra gli altri, nella stessa collana – Cocco Ranocchio, Pino Uccellino, Ugo Canguro, ciascuno impegnato in un’avventura che richiama il vissuto dei bimbi.
Esperienze che i piccoli compiono nei famosi primi tre anni di vita, molto importanti per lo sviluppo emotivo e cognitivo.
Diversi albi illustrati per i piccolissimi si prestano a seguire questa ricca ed ampia fase di sviluppo, offrendosi via via a diversi livelli di fruizione.

Proprio questa trasversalità dei destinatari mi ha suggerito una sperimentazione di lettura de I Bohemini che passa dalla primissima infanzia ai tre anni. Ogni settimana presenterò un albo ad una diversa sezione del nido d’infanzia dove lavoro: i piccoli (intorno ai 12 mesi), i medi (intorno ai 24 mesi), i grandi (intorno ai 36 mesi).

Oggi vi farò conoscere Lindo Porcello visto dagli occhi dei miei bimbi più “grandi”.
È la storia di un maialino sorridente e curioso che trascorre la giornata tra giochi all’aperto e merende golose. Lindo si rotola nel fango, addenta con tutta la sua voracità una grande fetta di torta e, in un crescendo di macchie che si vanno ad accumulare per tutto il corpicino ormai non più così rosa, arriva il momento di fare un bel bagno.

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In questi pochi passaggi, dove il protagonista è impegnato in semplici quanto chiare azioni, i miei bambini hanno avuto modo di immedesimarsi e quindi confrontarsi apertamente e in maniera estesa, sul proprio vissuto. “Io ho la vasca”, comunica Tonino, “Io ho la doccia” risponde Nadia, “Io niente!” dice un po’ sconsolato Ludovico, “Ma come, non ti lavi?” chiede stupito Tonino, “Sì, nella vasca!” risponde sorridendo Ludovico.

La paura di sporcarsi, spesso conseguenza dei continui divieti degli adulti, è un sentimento molto presente nei bambini. Non sporcarsi diviene un imperativo che spesso limita il gioco libero e l’esplorazione dell’ambiente naturale ma assume un significato anche rispetto all’autonomia: “Perché è tutto sporco?” domanda Tonino. “Perché ha mangiato la torta!”, esclama Ludovico. “Io non mi sporco quando mangio la torta”, precisa Tonino.
Nel “fare da solo” il bambino si sente gratificato nel raggiungimento di obiettivi di crescita, come non sporcarsi più mentre si fa merenda, soprattutto se posto in confronto con il se stesso precedente, invitato ed aiutato a notare i progressi.

L’ultima pagina, dipinta a scacchiera e dove, in ciascun riquadro, sono racchiuse le immagini di Lindo Porcello intento a sporcarsi nel fango, a mangiare la torta o a farsi il bagnetto, si è rivelata un bellissimo esercizio di narrazione per i bimbi. Il giorno seguente, difatti, hanno preso subito il libro ma sono andati direttamente all’ultima pagina, quella con la scacchiera e a poco a poco hanno ricostruito e raccontato tutta la storia.

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È stato interessante osservarli mentre si correggevano sull’esattezza, o meno, della sequenza degli eventi: “Ecco Lindo si lava poi mangia la torta” racconta Tonino, “Noooo, prima mangia la torta, guarda!” esclama Nadia tornando alla pagina della merenda.

La narrazione costituisce un ottimo organizzatore dell’esperienza e della conoscenza grazie alla quale gli eventi della realtà vengono rielaborati e modificati per condurli nel regno della plausibilità. Raccontare al gruppo dei pari, sostenuto non più dall’adulto quanto da alcuni elementi suggeritori presenti sul libro, ha assunto una valenza particolare per i bimbi poiché ha permesso loro di porsi al centro dell’interesse, di sperimentare in prima persona un’attività troppo spesso relegata ai soli adulti.

La semplicità delle azioni e del linguaggio, diretto e con elementi onomatopeici (gru gru gru, gnam gnam gnam gnam, splish splosh splash, oih oih oih, shshshshsssss) l’essenzialità degli elementi illustrati permettono al bambino di seguire appieno la narrazione. Attraverso la ripetizione di questi suoni, accattivanti e anche un po’ buffi, i bambini vengono chiamati a partecipare attivamente al racconto anche se sono ancora nella fase preverbale o se stranieri. I suoni onomatopeici, infatti, fanno parte di quel linguaggio primordiale presente in tutte le culture e che accompagna l’uomo nello sviluppo del linguaggio e nella comprensione del mondo.

Grazie alla capacità dei bambini d’immedesimarsi negli altri, in maniera sempre più profonda a questa età, e al graduale superamento dell’egocentrismo intellettuale, è possibile rintracciare nei grandi occhi tondi di Lindo Porcello lo sguardo di Tonino, Nadia, Ludovico.

Consigliato da un anno

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