“Come potrò piacere alla gente senza un po’ di sport?”
G. Pascoli
Quando si parla di Gary Lineker non si parla soltanto di un giocatore di calcio, uno degli attaccanti inglesi più forti e importanti fra gli anni ’80 e ’90 ma anche di un uomo il cui DNA è composto principalmente da Fair Play. Non è un caso infatti che in quasi 20 anni di carriera Gary non sia mai stato ammonito in una partita (caso raro per un giocatore), rispettando diligentemente le regole del calcio e gli avversari. Nato a Leicester il 30 novembre 1960 i genitori gli danno come secondo nome Winston in memoria dello statista Churchill che nacque nel medesimo giorno di Lineker. Proprio a Leicester inizia la sua carriera da attaccante con la squadra locale, le Volpi del Leicester City.
Nel girone F gli inglesi soffrono abbastanza per colpa della sconfitta 1-0 col Portogallo e di un acquoso pareggio per 0-0 col Marocco. Ma è con la Polonia che Gary parte in quinta e in stato di grazia come un pennello su una parete rinascimentale segna una incredibile tripletta. E’ grazie a lui che la squadra di Robson accede agli ottavi di Finale dove incontra un mediocre Paraguay. 3-0 la sentenza finale con una doppietta di Lineker. In due gare ha già segnato 5 gol, una delizia per la Regina.
Intanto ci sono stati gli Europei di Germania 1988 ma la nazionale, pur avendo oltre alo stesso Gary validi elementi quali Tony Adams (clicca qui per leggere la sua storia) e Viv Anderson (clicca qui per leggere la sua storia) esce malamente dal Gruppo B con 0 punti dopo le sconfitte con l’Irlanda, l’Olanda e la Russia. Con la vittoria nella Coppa delle Coppe si conclude il breve ciclo in Spagna e Gary ritorna in patria con la maglia degli Spurs del Tottenham dove incontra Terry Venables che lo allenò al primo anno nei blaugrana. Lineker mantiene intatto il suo lucido e candido gioco nell’area di rigore, preparandosi ai Mondiali di Italia ’90. Al suo secondo mondiale Gary ha 29 anni e va per i trenta, sa che probabilmente sarà il suo ultimo mondiale e cerca di dare il meglio di se. Nel Girone F segna un gol con l’Irlanda (1-1), pareggia con l’Olanda di Van Basten e Gullit (0-0) e vince con l’Egitto (1-0) uscendo incolume e acciuffando così gli ottavi di finale. Il Belgio di Scifo non è più ai fasti dell’edizione precedente dove arrivò in semifinale e viene sconfitto dalla formazione di Robson.
L’Inghilterra vede sfumare la prestigiosa finale a Roma ma può ancora riscattarsi per un terzo posto, se solo non incontrasse l’Italia di Baggio, Baresi e di uno storico Schillaci. Con il 2-1 azzurro Gary si deve accontentare di un inutile quarto posto. Nella stagione successiva con i biancoblù del Tottenham Lineker e un giovane Gascoigne come centrocampista formano un’ottima ossatura e trascinano la squadra alla vittoria della FA Cup (la Coppa d’Inghilterra) dopo aver vinto in finale 2-1 ai tempi supplementari contro il Nottingham Forest. Nel medesimo anno anche la Charity Shield conquistata ex-aequo con l’Arsenal dopo lo 0-0 finale. Sono le ultime scintille della grande Gary Lineker che abbandonerà l’Inghilterra per approdare a fine carriera in Giappone con il Nagoya Grampes Eight. Neppure con gli Europei di Svezia 1992 Gary trova la vittoria tanto sperata con la maglia della sua nazionale. Anche in questa edizione, come la precedente del 1988 non supera il girone. Pareggia 0-0 con la Danimarca di Laudrup, stesso risultato con la Francia e infine una sconfitta con la Svezia ed una sostituzione durante la gara per l’inserimento di Smith, voluta dall’allenatore Taylor pongono un’amara conclusione di Lineker con la nazionale inglese.
I tempi cambiano e Gary è troppo umile per ammettere la sua importanza di giocatore: negli anni ’80 è stato un grande campione per la sua epoca. Ha alle spalle un premio Fair Play come giocatore più corretto in campo e la leggenda di chi il calcio oltre a farlo lo plasma a suo piacimento. E proprio di piacere si parla quando leggi la notizia che Lineker ha preparato l’inno inglese per i prossimi Mondiali di Brasile 2014 con l’ex Take That Gary Barlow. Il calcio è si sudore, sì agonismo, sì competizione ma è soprattutto, come insegna Gary Lineker, mero e semplice divertimento.
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