Alcuni studiosi affermano che non esista una vera e propria “lingua animale” e che al massimo il modo in cui gli animali parlano tra di loro si possa definire “linguaggio” o “comunicazione animale”.
Il linguista Charles Hockett sottolinea anche il fatto che il linguaggio animale non è una lingua perchè non si puo ritenere tanto complesso quanto la lingua umano. E se invece fossimo noi a complicare le cose? Mi sembra che gli animali riescano a capirsi benissimo anche senza l’uso del dizionario dei sinonimi e dei contrari!
Le differenze fra la lingua parlata dall’uomo e il linguaggio degli animali risiede nelle cosiddette proprietà di linguaggio:
1. Arbitrarietà: non esiste alcuna relazione razionale tra un suono e il suo significato.
2. Trasmissione culturale: la facoltà di linguaggio è trasmesso da una persona all’altra, consciamente o inconsciamente.
3. Discretezza: la lingua è composta da unità discrete (parole) che utilizzate in combinazione tra di loro creano frasi di senso compiuto.
4. Sfasamento/Dislocazione: la lingua ci permette di riferirci ad eventi lontani dal punto di vista spaziale e temporale.
5. Dualità: la lingua si basa sia sul livello superficiale che su quello semantico allo stesso tempo
6. Metalinguistica: e cioè quella capacità che ha l’uomo di discutere del linguaggio stesso.
7. Produttività: un numero finito di unità linguistiche (le parole) può essere usata per creare un numero indefinito di espressioni.
Ma su cosa si basa la querelle tra i linguisti e i ricercatori che hanno lavorato e lavorano tuttora a stretto contatto con gli animali?


Le opinioni più critiche appartengono al dottor Terrace, secondo il quale l’uso del linguaggio di Nim era limitato (conosceva solo 25 dei 125 segni dichiarati dalla sua famiglia umana) nonchè strettamente pragmatico poichè usato solo come mezzo per ottenere qualcosa in cambio, cibo, acqua, un abbraccio etc. Al contrario, un “cucciolo d’uomo” sarebbe stato in grado di usare il linguaggio dei segni ASL per esprimere anche idee e pensieri.
È doveroso dire che anche in natura, gli scimpanzè sono stati visti “parlare” tra di loro. Per fare un esempio, quando uno scinpanzè ha visto un serpente, ha emesso un sibilo basso e rombante istruendo i suoi simili a mettersi in salvo salendo in cima agli alberi. In questo caso per il dottor Terrace manca la proprietà di “dislocazione”.



Gli uccelli canori come cardellino, usignolo e fringuello hanno un apparato vocale che permette loro di comunicare usando note melodiose ed insieme ai pappagalli e ai colibrì dimostrano modelli d’apprendimento vocale.

Altri esperti dichiarano che i delfini riescano a capire e usare tutte le proprietà di linguaggio delineate sopra tranne la meta-linguistica, e cioè la capacità di parlare del linguaggio stesso. Ma ve li immaginate i delfini in un’aula universitaria a seguire una lezione di filologia?
Gli esempi sarebbero tanti e citarli tutti è impresa impossibile.
Voglio solamente dire che a mio parere gli animali comunicano tra di loro e si capiscono (pure troppo!), anche meglio di noi uomini. Questi studiosi che giudicano il linguaggio animale non ritenendolo all’altezza della nostra lingua, hanno mai pensato che forse è la nostra lingua ad essere troppo complicata? O che forse sono loro che non conoscono le proprietà di linguaggio del linguaggio animale?